di GIACOMO MANCINI
Ne abbiamo sentite tante in questi giorni sulla sanità e sulla nostra regione. E la Calabria ne è uscita massacrata. Come sempre.
Ovviamente dai social ai salotti televisivi, tutti a irridere parole e concetti del commissario cacciato e dei due che hanno rinunciato. Linciati tutti. C’è poi chi ha pensato alla prossima nomina e ha suggerito che il commissario non sia calabrese o comunque, ammesso che lo sia, meglio che sia andato via da giovane perché qui da noi c’c’è la massoneria deviata oltre che la ‘ndrangheta. E meno male che qui ci ha pensato Crozza.
Le analisi si sono susseguite. Nessuna troppo seria e tantomeno approfondita. Temo che la nostra terra non meriti nemmeno questo.
Ecco perché occorre iniziare a sottolineare l’ovvio: un commissario (anche il migliore) da solo può fare poco. Occorre accompagnarlo da un clima di sostengo diffuso. Che è del tutto assente.
Sulla sanità in Calabria c’è uno scontro violentissimo. Quasi più a Roma che in Calabria. Lo scontro è arroventato tra le componenti di maggioranza che sostengono il governo al quale spetta l’indicazione del commissario (e le due nomine bruciate lo stanno a dimostrare). Tra Governo e Regione (che nei vertici facenti funzioni non comprendono che la sanità in piena pandemia non può e non deve essere un tema sul quale fare propaganda). Tra le forze di opposizione e il Governo.
Da un contesto del genere, se dovesse perdurare, che genera uno scontro permanente che sfocia in miasmi che alimenta delegittimazione, ne uscirebbe devastato chiunque verrà scelto a fare il commissario.
E a pagarne le conseguenze saranno i calabresi, come sempre. Che continueranno ad avere una sanità pubblica devastata nel disperato tentativo di arginare la pandemia.
Ecco perché occorre cambiare il clima. Il Governo deve comprendere la portata di questa emergenza e deve nominare una professionalità eccelsa e inattaccabile e deve accompagnare il futuro commissario nella azione di ricostruzione. Garantendo una presenza costante dell’esecutivo e del ministro in Calabria. Ma anche le forze di opposizioni devono essere responsabili e condividere il portato epocale della sfida. Cosa che deve fare anche la Regione.
E’ necessario che tutte le forze politiche comprendano che questa è una emergenza che si inserisce nell’emergenza nazionale della lotta al covid. Ne è parte integrante, Anzi ne rappresenta la parte più complessa (sebbene riguardi “solo” due milioni di cittadini calabresi). E di conseguenza necessita di una moratoria a ogni tipo di contrasto.
Se si dice, non senza ragione, che l’avversario sono le commistioni e le infiltrazioni delle cosche in sanità, è giunto il momento che tutti, tutte le forze sane, nessuno escluso, contribuiscano a dare una mano ad una popolazione che merita di potersi curare bene dove vive.
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