Sanità, riesplode la grana dei precari: partono le lettere di licenziamento

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L'ospedale "Pugliese Ciaccio"
  31 agosto 2019 06:52

di GABRIELE RUBINO

Il nodo è arrivato al pettine. Se le continue proroghe lasciavano presagire, prima o poi, l’arrivo dell’agognata stabilizzazione, ai precari sono invece state recapitate, ieri, le prime lettere di licenziamento. Una doccia gelata che ha riportato a guardare la realtà per quella che era da tempo. Nonostante la successione dei commissari governativi non è stata mai individuata una soluzione definitiva.

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IL CASO DEL PUGLIESE- Il caso più gravoso nella sanità calabrese riguarda il Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, e in misura minore alcune Asp. Le missive, tecnicamente di cessazione di mantenimento in servizio, sono state indirizzate nella tarda mattinata di ieri ad una quindicina di operatori socio-sanitari (Oss) dell'ospedale catanzarese e decorreranno a partire dal primo settembre. Il motivo? Per loro è scattato il limite invalicabile di 48 mesi di rapporto a tempo a determinato. Questo è solo l’inizio. Nell’ospedale del capoluogo regionale, il contingente dei precari storici è piuttosto consistente. Fra ottobre e l’inizio di novembre, a seconda dell’inizio del contratto di ciascun lavoratore a tempo determinato, scatta la tagliola dei quattro anni per altre decine e decine di unità. Ieri circolavano stime che parlavano di circa 170 persone potenzialmente coinvolte. Gli Oss a rischio sono poco più di una quarantina, mentre gli infermieri precari, con varie scadenze contrattuali, sono circa centoventi. C’è pure un gruppetto (sei) di ostetriche. Nei reparti del Pugliese rischiano di crearsi pericolosi vuoti. Infatti, senza ulteriori autorizzazioni di assunzioni da parte del commissario, a bocce ferme, il personale non rinnovabile in uscita non è sostituibile.

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LA LUNGA SERIE DI PROROGHE- I vertici dell'azienda ospedaliera hanno fatto sapere che non si poteva fare diversamente. Nonostante l’ultimo verbale stipulato fra le sigle sindacali, il commissario Cotticelli e il dg del dipartimento di Tutela della Salute Antonio Belcastro prevedesse il mantenimento in servizio fino al 31 dicembre 2019, per alcuni operatori sono comunque scattati i 48 mesi. Una soglia che prevale essendo un limite fissato dalla legge. L’epopea è iniziata alla fine di novembre dell’anno scorso quando l’ex commissario Massimo Scura autorizzò il superamento del tetto dei 36 mesi attivando la previsione del contratto collettivo nazionale del Comparto Sanità (l’articolo 57) che consente l’ulteriore proroga per un massimo di 12 mesi, in caso di riorganizzazione delle aziende. Il Pugliese accordò il prolungamento di sei mesi, o meglio nelle more dell’espletamento dei famosi concorsi di Oss, infermieri. I concorsi sono stati fatti nella prima parte dell’anno, ma solo in pochi fra i precari sono rientrati nelle graduatorie. Dopo alcune pressioni, a fine marzo fu concessa un’altra proroga dall’attuale struttura commissariale, guidata dal generale Cotticelli, e poi un’altra, a giugno, che sarebbe dovuta valere appunto fino alle fine di dicembre. Ma non si erano fatti i conti con lo sbarramento dei quattro anni. Un muro contro cui sono sbattuti tutti. Cotticelli rientrerà all’inizio della prossima settimana: ecco servito un altro bel problema.  

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