Scacco al "Sistema" di Cosenza, i dettagli durante la conferenza stampa: "Controllo capillare del territorio"

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images Scacco al "Sistema" di Cosenza, i dettagli durante la conferenza stampa: "Controllo capillare del territorio"

"Ordinanze di custodia cautelare stampate a Roma e trasportate di notte"

  01 settembre 2022 12:20

Duecentodue indagati e 72 milioni di euro di sequestri tra beni immobili, aziende, società, beni mobili registrati. Decine e decine di capi di imputazione. Sono i numeri di quello che è finito nel mirino della Dda di Catanzaro e che ha accesso i riflettori sul "Sistema" che avrebbe governato tutti i rapporti tra i vari sottogruppi criminali della città di Cosenza e del suo hinterland. Dopo gli arresti di stamattina, investigatori e inquirenti hanno tenuto una conferenza stampa nei locali della nuova Procura della Repubblica di Catanzaro. 

A prendere parola per primo è il procuratore capo Nicola Gratteri: "Conferenza inizialmente disdetta perché qualche cretino ha diffuso notizie non confermate stamattina presto. Per noi tutte le persone coinvolte sono innocenti, così ci impone la riforma fatta da questa governo varata sotto il silenzio assordante dell'ordine dei giornalisti. Poi abbiamo cambiato idea per rispetto della polizia giudiziaria che ha lavorato per anni su migliaia di atti. Abbiamo trovato il filo di Ariannna. Un lavoro vasto e importante realizzato dai migliori investigatori in Italia, lavoro molto impegnativo basti pensare che le poligrafiche dello Stato hanno lavorato per noi per le stampe delle ordinanze, che sono state trasportate stanotte da due camion".

Subito dopo è toccato al procuratore aggiunto vicario Vincenzo Capomolla: "Si tratta di un'attività complessa portata avanti anche con strumenti tradizionali sul territorio. I reati contestati vanno dalla associazione di stampo mafioso, al traffico di droga, al controllo del gaming. Il tutto si sarebbe consumato nell'area cosentina e che secondo noi consente di delineare una confederazione tra cosche. Abbiamo riscontrato un controllo capillare del territorio, attraverso estorsioni, usura e varie condotte che incidono sulla libertà economica degli imprenditori. A volte intervenivano nelle attività economiche, le cosche si infiltravano anche attraverso condotte truffaldine ai danni dello Stato. Molto diffuso l'esercizio abusivo del credito, portata avanti in modo sistematico e che consentiva il controllo di diverse attività economiche". 

Come sottolineato dai magistrati a gestire il pallino sono state le forze dell'ordine. Erano presenti davanti ai giornalisti:   "Operazioni come quella di oggi, nata grazie anche a 28 collaboratori di giustizia, e che tocca oltre 20 anni di attività criminale sul territorio, è possibile solo grazie a una grande collaborazione fra forze di polizia. Abbiamo aperto una finestra e che ora sarà vagliata da altri organi dello Stato. Sono state impiegate 600 unità delle squadre mobili di Catanzaro e Cosenza e siamo soddisfatti per il risultato ottenuto dopo anni di attività investigativa", ha detto il direttore anticrimine Francesco Messina.

Per il comandante della Guardia di finanza Guido Mario Geremia  "hanno operato circa 400 unità di diversi nuclei del corpo. Ci siamo concentrati su indagini di carattere patrimoniale e abbiamo eseguito misure di prevenzione su beni il cui valore ammonta a oltre 80 milioni di euro".

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Mentre il generale dei carabinieri, Pietro Salsano, ha messo in luce come  "l'operazione importante che tocca un territorio che da tempo non veniva indagato e che è oggetto, in ultimo,  da diversi investimenti pubblici. È stato fatto un lavoro investigativo eccezionale della procura di Catanzaro". 

Ruolo importante anche della Guardia di Finanza. Il comandante dello Scico, Nicola Quintavalle: "L'indagine dimostra la forza economica delle cosche. Un imprenditore, titolare di una ditta individuale, riceveva soldi in contanti versati poi sul Conte corrente. Parliamo di una cifra pari a 37 milioni di euro. Da vittima diventa colluso e il sistema economico risulta così inquinato. Molto preoccupante il fenomeno dell'usura. In un caso un soggetto da concorrente al reato di usura si trasforma in vittima di estorsione.  Esisteva un fondo, una "bacinella", comune che serviva per pagare le spese legali degli affiliati, sostenere le famiglie, pagare la manovalanza delle 'ndrine. Quando c'è da parlare di soldi, insomma, la malavita si ritrova. Abbiamo vagliato migliaia di carte anche grazie ad avanzati software a nostra disposizione". 

 "Riscontriamo una grande professionalità nello svolgimento delle indagini. Ci siamo concentrati sulla ricerca degli elementi indiziari su tutte le attività illecite, ad esempio su spaccio e traffico di droga in tutta la provincia, sulle rapine, intimidazioni. L'arma dei carabinieri ha eseguito 62 misure cautelari", ha aggiunto Comandante provinciale carabinieri Cosenza, Saverio Spoto.

 "La particolarità della indagine è l'aver portato alla luce un patto federativo fra cosche, è stata realizzata una spartizione scientifica del territorio, con un'organizzazione verticistica ma che operavano in stretta sinergia per la gestione degli affari criminali", ha affermato durante la conferenza stampa il Capo squadra mobile Cosenza, Angelo Paduano.

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