di MARIA ELENA SANTORO*
Nel contesto emergenziale, delineatosi nel marzo 2020 e che ha inciso notevolmente sulle libertà fondamentali riconosciute dal testo costituzionale, il COVID-19 ha, di fatto, messo in rilievo la fragilità dell’uomo, destabilizzando processi economici e quasi quasi l’ordine geo-politico mondiale.
John Lennon affermava: “Finirà bene e, se non è ancora bene, vuol dire che non siamo alla fine!”
E’ legittimo, però, chiedersi in che “misura” finirà bene, a fronte di tante morti e “quando”, se tuttora si è in bilico tra il “segno” delle perdite in ogni senso subite e il “sogno” di sconfiggere il terribile virus.
Altrettanto emergenziale è stata la DAD con cui la scuola ha risposto, motivata dal suo impegno responsabile, nel continuare a svolgere il suo ruolo sociale e educativo, rimanendo così intatta la sua funzione di presidio civile. In modo repentino, ha saputo collegare il rassicurante ambiente classe alla connessione, il fare scuola al non essere a scuola, la vicinanza alla distanza. Si parla di innovazione, ma in realtà è iniziato, da tempo, un significativo processo di cambiamento, che la riguarda: la scuola non è più centralistica, verticistica e burocratica e porta avanti una didattica flessibile, pertinente, esperenziale, inclusiva.
Certo, notevoli sono le opportunità dell’e-learning grazie, in questo momento, a piattaforme da Google a Microsoft che rappresentano la “tecnologia”, ma, ormai superata l’etichetta di “agenzia di trasmissione di saperi consolidati” , si è delineata una didattica in cui il docente è regista e mediatore in un processo in cui è centrale l’alunno. Fondamentale è la “tecnica” nel promuovere lo sviluppo cognitivo, complesso e sotteso da schemi di pensiero, riconducibile a esperienze che mobilitano e integrano conoscenze, abilità e inclinazioni. La sfida è il pensiero critico, con conoscenze interiorizzate che si traducono in comportamenti efficaci e quindi competitivi in funzione della cittadinanza attiva, questo realizzando un continuo processo di negoziazione e, quindi, in un ambito di “ costruttivismo e socio-costruttivismo”.
Con la scrittura collaborativa, il pensiero coerente di Sites, le possibili presentazioni oltre PowerPoint, la ricerca diffusa e oceanica di Chrome, Edge, Firefox, Safari e Dolphin, la “tecnologia” ha fatto acquisire nuova linfa al concetto di “Learning Environment” che trova ampio spazio in ambito costruttivista. La visione ”isolata io-rete” in cui l’interazione con gli altri è parte integrante dell’ambiente, viene superata con l’idea di “comunità di apprendimento”, una realtà sociale che si stabilisce lavorando insieme a un progetto, in cui più persone si supportano vicendevolmente e, quindi, le risorse non sono solo gli strumenti di informazione e i dispositivi di apprendimento, ma anche ciascun individuo, risorsa per sé e per gli altri. Allora il docente è un facilitatore, il progetto formativo e insieme il processo di crescita si realizzano nello “stare insieme”.
E’ questa la vera “forza”. E’ vero, la scuola ha cercato e avuto la forza di mettersi in gioco ulteriormente e digitalmente, anche con una visibilità cui non era abituata, ma è altrettanto vero che è la forza dello “stare uniti”, in un’interazione reciproca 0tale da sviluppare vitale energia, ad avere cercato la scuola!
*docente di Diritto ed Economia politica IIS Pezzullo- Quasimodo – Serra- Cosenza
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