"L'indagine è durata due anni e non è conclusa. Abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora e siamo appena all'inizio. L'Asp di Cosenza governa somme per circa un miliardo e 200 milioni di euro l'anno e ha al suo attivo il conferimento da parte della Regione di somme di denaro che utilizza per acquistare beni e servizi, gestisce ospedali, laboratori, strutture, e migliaia di dipendenti. Tutto ciò la rende una delle più importanti d'Italia". A dirlo il procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo parlando dell'inchiesta sull'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza.
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"Le intercettazioni - ha aggiunto - hanno fatto emergere un dato grave, ossia che i responsabili e chi doveva predisporre il bilancio erano consapevoli dei falsi che stavano ponendo in essere e si arrabattavano per cercare di far quadrare i conti laddove non era possibile. Il 9 febbraio 2019 in un'intercettazione, l'allora delegato alla sanità del presidente della Regione, dichiara 'Se salta Cosenza, salta tutto'. Per cui Cosenza deve assolutamente avere bilanci approvati anche se falsi. Inoltre, gestire questo modo l'Asp determina tutta una serie di vantaggi ai fini elettorali che emerge in termini chiari. Dunque l'Asp Cosenza è stata gestita con metodi non corretti, favorendo persone che non ne avevano diritto e soprattutto producendo documenti contabili falsi. Non sappiamo che fine hanno fatto i soldi, speriamo di rintracciarli attraverso i flussi di spesa, ma ricostruire il bilancio è un'impresa assolutamente improba. Se fosse stato approvato un bilancio reale tutta questa gente sarebbe andata a casa e si sarebbe determinato un buco nel bilancio regionale di tale gravità con ripercussioni anche in ambito regionale".
"Infine - ha concluso Spagnuolo - c'è una logica di gestione del consenso elettorale e politico che viene esercitato attraverso l'adozione di provvedimenti non corretti a favore di persone che non ne avevano diritto".
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