di MARCO AZZARITO CANNELLA
Francesco ha poco più di cinquant’anni. Da qualche mese, vicino casa sua, hanno aperto un nuovo negozio di abbigliamento. La commessa è molto giovane. È sempre carina con lui, sembra gentile. Ha parole dolci, di affetto.
Francesco crede di provare qualcosa per lei. Le compra ogni giorno una rosa rossa, il suo fiore preferito. Le regala borse costose, profumi, gioielli. Lei non dice mai di no e Francesco è ormai sicuro di amarla. Quando le confessa i suoi sentimenti, però, non riceve la risposta che si aspettava. Quella ragazza non lo ama, come aveva sempre pensato e lui non riesce a farsene una ragione.
Da un po’ di tempo Francesco è diventato insistente. Troppo insistente. Anita, la ragazza dalla quale è ossessionato, non accetta più le sue attenzioni. Ora vive con un altro uomo e, ha saputo, che presto si sposerà. Inizia a seguirla, la tampina, le rende impossibile la vita, tanto da ricevere una querela, e poi un’altra e un’altra ancora.
Ma questa non è la storia di Anita, è la storia di Francesco che non è un uomo come gli altri. Fin da piccolo, Francesco, soffre di una patologia mentale cronica di cui perfino la giustizia sembra dimenticarsi. Affronta il carcere, le carceri. Viene sbattuto da un istituto di detenzione all’altro, nella disperata ricerca di un posto in grado di ospitare un malato mentale grave, come lui.
Non può contare su nessuno Francesco. Non ha più una famiglia e l’unica persona che gli vuole bene sta incontrando infinite difficoltà per trovare qualcuno che lo aiuti. Se non hai un portafoglio capiente, nessuno vuole assumere la difesa di un pazzo. Gli hanno assegnato un difensore d’ufficio che non sa nemmeno il suo nome ed ormai è rassegnato al suo destino.
Forse, o forse no. Perché un nuovo avvocato è andato a trovarlo in carcere. Quando lo vede per la prima volta Francesco pensa sia giovane, troppo giovane, per poterlo aiutare. Il suo nuovo avvocato gli ha promesso che riuscirà a fare emergere la verità e che i soldi non sono un problema. Lui però gli deve promettere che prenderà le medicine e si comporterà bene per tutto il tempo necessario a liberarlo da quell’inferno.
Non sa che fare, Francesco, ma alla fine decide di fidarsi e fa bene, perché dopo tanto tempo riesce a sentire la voce di quell’unica persona che gli ha sempre voluto bene e di lui non si è mai dimenticata. È un buon inizio, chissà cosa succederà in futuro. Francesco ha subito, in cinque anni, quindici processi. Quindici. È stato assolto da tutti i capi di accusa, in via definitiva.
Non doveva scontare nemmeno un giorno di carcere, aveva semplicemente bisogno di aiuto. Aiuto qualificato che ha ricevuto, grazie agli sforzi del suo avvocato e alla comprensione di giudici accorti che, con un po’ di ritardo, hanno capito di avere davanti una persona malata, incapace di fare del male a chiunque, salvo che a se stesso.
Oggi Francesco è un uomo libero. Convive sempre con il suo male che cura regolarmente. Ha capito di aver sbagliato, ma ha capito anche di non essere un criminale e, finalmente, lo hanno capito anche gli altri.
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