"E’ bastato il lancio di un servizio, all’interno di una nota televisione nazionale, per far riesplodere indignazioni, attribuzioni di responsabilità e polemiche sulle ataviche disfunzioni che gravano come un macigno sulle sorti dell’acqua e della depurazione in Calabria.
Eppure, il servizio ha ripreso, seppur con tutta la sua gravità, elencando numeri, tempi, risorse perse e classifiche quello che si conosce da decenni ovvero, che in molte regioni del sud e, la Calabria è il punto più annoso, non esiste un sistema articolato del SII che riesca a contemperare la legge (legge galli n°36/94 e TUA 152/06) con il rispetto di un diritto di cittadinanza.
E’ altrettanto chiaro ed evidente che il mancato riordino del servizio ci pone nella condizione di non poter gestire, allo stato, tutta una serie di dotazioni finanziari europee e nazionali che potrebbero garantire il salto di qualità alla gran parte delle regioni del sud.
Quindi, per il contesto sinteticamente descritto, il rischio di essere tagliati fuori dalle traiettorie di tutti i finanziamenti pubblici è reale, ed in parte, purtroppo, questa condizione si è già concretamente realizzata proprio per effetto delle mancate riforme e per l’assenza di capacità e lungimiranza della nostra classe politica.
Basti pensare che, per la depurazione, segmento fondamentale del servizio che ha effetti anche su tante filiere, una su tutte quella dell’industria del turismo ma anche quella afferente all’economia circolare, produttiva etc etc, non si riesce a programmare e mettere a terra le risorse per l’adeguamento degli impianti coinvolti dalle procedure di infrazioni europee per le quali ogni anno paghiamo laute sanzioni. E come non ricordare con sdegno la mancata opportunità di utilizzare proficuamente le risorse previste dal programma “react eu” che ha visto sfumare l’impiego di ben 104 mln di euro da investire sulle reti colabrodo di distribuzione dei Comuni con il conseguente balletto delle responsabilità istituzionali".
Così, in una nota diffusa alla stampa, Cgil Calabria, che continua con una road map in 10 punti:
Per tali ragioni, la Calabria delle istituzioni, a tutti i livelli, è chiamata ad una prova muscolare non indifferente e tempestiva, diversamente, l’amara verità richiamata dal servizio televisivo sarà l’ennesimo colpo, forse quello definitivo, ad un settore quello idrico capace, se gestito e sistematizzato, di essere volano di crescita e benessere ancorché garanzia di buona e stabile occupazione.
Crediamo fortemente che, per raggiungere gli obiettivi appena richiamarti andrebbero affrontati i nodi che bloccano la riforma e che a nostro avviso dovranno essere risolti dentro una celere road -map per obiettivi che, schematicamente decliniamo in modo indicativo, prioritario ma non esaustivo ovvero:
Questa, secondo noi, la road-map in 10 tappe che la politica e le Istituzioni dovranno percorrere in un’unica direzione ed in tempi celeri. Diversamente, crediamo, che la profonda riforma che attiene al diritto di cittadinanza per eccellenza “ la fruizione del bene acqua” ancor di più in un periodo di crisi idrica, resterà ancora una volta un’occasione perduta…forse l’ultima!
Per tali motivi, invitiamo il Presidente on. Roberto Occhiuto ad aprire, sul tema, una nuova fase riformatrice convocando “gli stati generali dell’acqua” nella quale tutti i soggetti coinvolti, tra cui le parti sociali, potranno contribuire al rilancio di un settore strategico per la crescita, lo sviluppo ed il benessere dell’ intero tessuto produttivo e sociale calabrese. Con questo atto lanciamo la sfida, noi siamo pronti!"
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