di FRANCESCO IULIANO
E’ stato un trionfo artistico, un evento epocale e, in ultimo, un disastro finanziario. Sono le tre facce del festival musicale più importante di sempre, quello che ha cambiato definitivamente la cultura e l’iconografia della musica dal vivo. Era il 15, 16, 17 e 18 agosto del 1969 quando a Woodstock si scrisse quello che negli anni è stato definito come il concerto del secolo. 71 artisti che hanno suonato ininterrottamente per 16 ore al giorno tra nubifragi terrificanti.
Nessun organizzatore di eventi aveva mai osato sfidare apertamente nel nome delle “buone vibrazioni” le leggi del caos e della sicurezza. La tempesta perfetta si realizzò grazie all’incontro tra le suggestioni hippie di Alex Lang (manager di gruppi rock minori) e Artie Kornfeld (un discografico della Capitol Records) e l’illimitata disponibilità economica di due businessman rampanti in cerca di investimenti ed emozioni forti: l’avvocato Joel Rosenman e l’ereditiero-milionario John Roberts. Il progetto iniziale dei “fantastici quattro” era costruire uno studio di registrazione a Woodstock, dove si era stabilito in pianta stabile Bob Dylan. Dopo poche ore di conversazione, l’idea della sala di incisione svanì ed il progetto del più grande raduno rock di sempre prese il sopravvento. L’inizio di un sogno diventato storia ma anche di un mare di guai.
A 50 anni da quell’evento, il direttore artistico di Kimera onlus, Gianluca Squillace, ha organizzato un incontro per discutere su ciò che è stato Woodstock. La location: la pineta antistante il Museo del Mare di Caminia (MuMaK), all’interno del complesso balneare Blanca Cruz. Moderati dal giornalista Antonio Ciampa, hanno partecipato il direttore del MuMak Attilio Armone, l’avvocato ed esperto di musica Antonio Ludovico e Sasà Costantino. «E’ stata l’occasione – ha commentato Gianluca Squillace – per ritrovarsi, parlare di ciò che è stato Woodstock, attraverso testimonianze proiettate di chi ha avuto il privilegio di vivere quell’epoca ed essere lì per raccontarla, tra giornalisti, addetti ai lavori, musicisti, rivedendo insieme alcuni dei brani proposti durante il concerto. Credo che organizzare un evento com’è stato Woodstoch, sia il sogno di qualsiasi promoter. Un avvenimento da tutti ritenuto irripetibile».
Per Antonio Ludovico «Woooodstock è stato il crocevia della musica rock. Un evento che si è calato prepotentemente in settori come l’economia americana, la politica, la sociologia coinvolgendo più di 500mila persone. Un evento inimmaginabile per gli organizzatori che si sono ritrovati a dover gestire una città considerata, per i numeri raggiunti, la terza più popolosa degli Stati Uniti. Woodstock è stato il trionfo degli yuppies sino ad un certo momento di sana utopia. Loro credevano fermamente di poter cambiare il mondo. Poi, però, hanno perso perché la borghesia, subito dopo il concerto di Woodstock, si sono ripresi tutto ciò che gli yuppies si stavano prendendo». Ludovico ha quindi mostrato un vecchio vinile sulla cui copertina sono stati ripresi , a loro insaputa, Nick e Bobbi Ercoline, all’epoca da poco fidanzati. I due, oggi 73enni, sono ancora sposati. «Un’altra favola a lieto fine di quel famoso concerto».
Interessante il contributo offerto dal giornalista catanzarese Vittorio Pio, da molti considerato uno dei più esperti conoscitori di musica della Calabria, apprezzato anche dagli specialisti del settore, a livello nazionale. L’incontro è stato preceduto dalla visione di un breve filmato dello storico concerto e da alcuni brani eseguiti dal chitarrista Alessandro Raffaele.
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