CORIGLIANO-ROSSANO (Cs)- Se si chiudono i tribunali, si svuotano le questure e si riducono in maniera sostanziale i fondi dedicati in nome di un contenimento della spesa, alle nostre latitudini, e non solo, la sensazione netta che tende a diffondersi è quella di un arretramento dello Stato. Non possiamo permettercelo, per nessuna ragione. Sicurezza, salute e dignità di cittadinanza sono diritti fondamentali.
Faccio mio, in particolare, questo passaggio, tra i tanti che ho avuto il piacere di ascoltare e condividere, contenuti nell’articolata relazione ufficiale del neo Presidente di Confindustria Cosenza, il nostro concittadino Fortunato Amarelli, in occasione dell’assemblea pubblica svoltasi ieri (venerdì 13 settembre) nella sede dell’associazione, a Cosenza, alla presenza tra gli altri del Presidente nazionale degli industriali Vincenzo Bocciae del Presidente della Giunta Regionale Mario Oliverio.
Nel ribadire le felicitazioni e gli auguri di buon lavoro miei personali e della Città di Corigliano-Rossano al Presidente Amarelli – continua il Primo Cittadino che ha partecipato ieri all’evento di Confindustria – ho particolarmente apprezzato, ancora, l’indicazione della scarsa dotazione quantitativa e della scarsa qualità nei servizi pubblici a rete indicati, insieme alle disfunzioni ed all’accanimento anti-impresa di parte del sistema finanziario e dell’apparato burocratico,come i veri ostacoli allo sviluppo soprattutto della nostra regione; così come l’esortazione a non considerare le Zone Economiche Speciali (ZES) infinitesimali porzioni di territorio staccate dai grandi centri abitati, dalle zone industriali e dalle università ed a pensare semmai la Calabria intera come ad un'unica ZES dell’Italia; o, ancora, il riferimento importante all’Università della Calabria come uno dei volani più efficaci per la costruzione di un diverso sviluppo finalmente sostenibile e durevole per i nostri territori.
Siamo convinti anche noi – prosegue il Sindaco – che per la Calabria così come per il Sud servono strumenti straordinari e che non bastano solo le risorse economiche, perché serve la volontà politica di risolvere il problema, così come già successo negli ultimi 30 anni in diverse altre regioni d’Europa. Perché la questione meridionale è questione nazionale.
Una condivisione di metodo e di visione sulla quale – conclude Stasi – istituzioni e mondo dell’impesa potranno percorrere sicuramente pezzi di strada insieme, nella consapevolezza che vi sono oggi in questa terra tutte le condizioni per cambiare quello che, per noi, non è mai stato vissuto come un destino ineluttabile.
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