Sterilizzazione, la proposta di Vitambiente per attenuare la proliferazione incontrollata dei cinghiali

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Il pericolo della proliferazione incontrollata di cinghiali
  24 settembre 2019 16:55

di MASSIMO PINNA

Una proposta semplice ma rivoluzionaria. Ed in grado potenzialmente di risolvere, o almeno attenuare il grande problema dell'abnorme numero di cinghiali che girano per campagne e centri abitati. Rappresentando un pericolo per umani e soprattutto un grande costo in termini di danni economici per il mondo che ruota attorno all'agricoltura. Stiamo parlando della sterilizzazione, al centro di un corposo quanto interessante dossier appositamente preparato dall'associazione "verde" Vitambiente, presieduta da Pietro Marino.

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Una proposta complessiva che sarà presentata prossimamente all'attenzione degli organi competenti, in primis la Regione, come base di una legislazione  e dei provvedimenti conseguenti per arginare questo crescente  e pericoloso fenomeno animale, sociale, economico ed ambientale. "Purtroppo -spiega Marino - buona parte delle amministrazioni pubbliche concede autorizzazioni per la realizzazione di nuovi allevamenti senza avere le concrete capacità di garantire un sistema di controllo dell’intera filiera di produzione: origini, stato sanitario e sulla successiva destinazione dei soggetti allevati. In una situazione di questo genere la distinzione tra  allevamenti da carne e quelli per la produzione di animali destinati al ripopolamento faunistico venatorio, diventa solo nominale poiché è il mercato, ufficiale o clandestino, a determinare il reale utilizzo dei capi allevati".

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Ed aggiunge "vorrei ricordare che ancora oggi, malgrado la gravità della situazione creatasi, i  ripopolamenti  vengono effettuati quasi annualmente  a ritmo di decine di migliaia di capi. Pertanto è inutile poter  pensare di affrontare  il problema legato al  sovrannumero dei cinghiali se prima non si traccia il tangibile  flusso produttivo  che implica anche un certo tornaconto economico e politico che tende ad appagare costantemente domanda venatoria. La colpa, pertanto, ancora una volta è nella specie uomo e non già nella specie animale". Eppure, nonostante i danni perpetrati al territorio, "le associazioni venatorie continuano - continua - ad avere ascolto presso le istituzioni, tanto che ultimamente si è parlato di un neanche tanto tacito accordo fra mondo venatorio, Federparchi e Legambiente per autorizzare la caccia all’interno dei parchi. A parte il fatto che l’art. 11 della Legge Quadro sui parchi prevede il divieto di “cattura, uccisione, danneggiamento, disturbo delle specie animali”, e che pertanto per poter cacciare occorrerebbe modificare la legge, ma poi appare singolare che proprio i cacciatori,  responsabili delle immissioni dei cinghiali,  vengano addirittura premiati lasciandoli cacciare nelle aree protette. La caccia al cinghiale non colpisce solo la suddetta specie, ma presenta un bilancio ben più ampio in quanto lo sparo stesso determina allontanamento di altri selvatici presenti nell’areale . Inoltre anticipare e posticipare la stagione venatoria implica l’impedimento del normale ciclo riproduttivo di altre specie di animali selvatici oltre a determinare l’uccisione di  scrofe  gravide o in allattamento così da determinare pertanto la morte dei lattonzoli rimasti orfani. Ancora, è tangibili agli occhi di qualsiasi osservatore che  vi sia una  correlazione tra la caccia al cinghiale ed  il randagismo oltre che il maltrattamento animale stesso inerente sia molti cinghiali che restano feriti , sia la detenzione dei numerosi cani da caccia impiegati all’uopo. Sempre più spesso ci si ritrova ad assistere alle battute di caccia al cinghiale in luoghi adiacenti i contesti urbani con un vivo rischio dell’incolumità pubblica.  Peraltro, c’è da notare che nel 2014 ci fu un tentativo  di modifica della legge, introducendo anche la possibilità di caccia in determinati casi". Anche perchè, ragiona Marino, "se proprio si dovesse modificare la norma, bene sarebbe modificarla nel senso di possibilità di contenimento non cruento e comunque alternative alla caccia. Partiamo da una considerazione tangibile e certifichiamo che  i cinghiali sono tanti, l’Ispra, l’Istituto statale per la protezione e la ricerca ambientale, calcola che su tutto il territorio nazionale , ve ne siano oltre un milione e la tendenza è in aumento; creano oggettivamente continui danni all’agricoltura distruggendo interi raccolti e facendo incursioni negli orti persino all’interno delle città; a volte possono diventare pericolosi (il caso dell’uomo morto a Cefalù in Sicilia ed episodi analoghi in Italia sono svariati ); si riproducono a ritmi industriali anche perchè la razza pura del cinghiale è stata contaminata, soprattutto a causa degli stessi cacciatori". Ed arriviamo al punto centrale dello studio di Vitambiente. "È pertanto necessaria  la pianificazione di interventi atti a contenere la popolazione di tali ungulati mediante metodi che siano alternativi alla caccia, che siano più sicuri, considerando la percentuale di incidenti di caccia, che siano eticamente corretti che riducano il maltrattamento della specie in esame ed in generale di tutta la zoocenosi.  Perchè ucciderli a fucilate con tutti i pericoli annessi e connessi all’utilizzo delle  armi da fuoco, quando è sufficiente renderli sterili e determinare così una diminuzione drastica della  prolificazione per alcuni anni ?La tecnica, sotto forma di vaccino orale, arriva dagli Stati Uniti  dove il U.S. Fish and Wildlife Service ha stabilito che invece di spostare intere popolazioni di selvatici in aree meno coltivate oppure di praticare l’abbattimento sistematico, è più facile e meno dispendioso praticare la sterilizzazione. L'uso della contraccezione come strumento di gestione della malattia nella fauna selvatica".

In conclusione, "la contraccezione come potenziale strumento per la gestione di determinate malattie nella fauna selvatica, in particolare quelle  trasmesse mediante la riproduzione , il parto o la  predazione, ponendo come ospiti intermedi  i predatori come vettori zoonotici ed antropozonotici".

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