Tensione sugli studi clinici alla Dulbecco, i prof dell'UMG: "Le prestazioni non sono attività intramoenia"

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Università Magna Graecia di Catanzaro

Missiva firmata da decine di docenti dell'università di Catanzaro indirizzata al commissario straordinario Simona Carbone

  27 dicembre 2023 11:55

di GABRIELE RUBINO

Gli studi clinici o, meglio, la loro ‘classificazione’ è diventata uno degli snodi cruciali nel rapporto fra UMG e management dell’Aou ‘Renato Dulbecco’. Come più volte segnalato da questa testata l’intendimento dell’azienda ospedaliero-universitaria è quello di ‘catalogare’ le prestazioni eseguite in relazione agli studi clinici alla stregua di quelle in intramoenia, con le relative conseguenze in termini di tassazione. Un’impostazione che non scende giù al mondo accademico. Infatti, lo scorso 18 dicembre una trentina di professori hanno firmato una lettera (in prima istanza indirizzata al commissario straordinario Simona Carbone, ma anche dal direttore amministrativo Antonio Mantella e al rettore Giovanni Cuda) in cui hanno messo le cose in chiaro: “Il monito deve essere ben chiaro: non si tratta di attività intramoenia!!!”. Insomma, un’interpretazione assolutamente contrapposta.

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Tutto parte dalle prime determine di rettifica su alcuni trials già in essere (NE AVEVAMO PARLATO QUI); circostanza che fa scrivere ai docenti: “Lo stato di apprensione summenzionato, si riflette nell’animo delle varie CRO/Aziende Farmaceutiche promotrici dei protocolli di indagine. Alcune, tenuto conto dell’andamento ballerino di questo nostro asset, hanno deciso, con tutte le loro buone ragioni, di fare un passo indietro, collocandoci al momento in una black-list dei centri di ricerca; tutto questo quando, fino a poco tempo fa, per molti di loro eravamo un solido baluardo della ricerca clinica in Calabria”.

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Per gli accademici: “un eventuale blocco, se non addirittura ‘ratto’ a nostro discapito nella gestione degli studi clinici, andrebbe ad impattare negativamente su quella che, tenuto conto di un Suo background lontano dalle logiche ed istanze dettate dal MUR, viene definita “Terza Missione Universitaria”, ovvero attività avente ad oggetto una prestazione contrattuale a favore delle Aziende, il tutto per favorire un’apertura verso il contesto socio-economico mediante la valorizzazione ed il trasferimento delle conoscenze scientifiche, cliniche e di ricerca”. Ribadendo che, a loro avviso, gli studi clinici si disciplinano con regolamento interno di attività conto terzi, rilanciano: “un’eventuale valutazione negativa da parte dell’ANVUR, ente regolatorio della missione universitaria suindicata, sulle spalle di un ateneo i cui dipartimenti hanno delle attivazioni assistenziali in un’azienda certamente ospedaliera ma con un DNA universitario, avrebbe delle ricadute pesantissime sull’accreditamento e attivazione di corsi di laurea nei futuri anni accademici”.

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