Trapianto multiorgano all’Ospedale dell’Annunziata di Cosenza

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L'ospedale Annunziata di Cosenza

Gli organi sono stati prelevati da quattro distinte equipe chirurgiche

  17 luglio 2020 11:53

Nei giorni scorsi è stato effettuato all’ Ospedale dell’Annunziata un prelievo multiorgano, da donatrice cadavere di 54 anni, deceduta in seguito ad una emorragia cerebrale e ricoverata nella Uoc di Terapia Intensiva del  nosocomio bruzio. Gli organi: fegato, cuore, reni, e cornee sono stati prelevati da quattro distinte equipe chirurgiche. Il fegato e il cuore sono stati successivamente trapiantati nel Policlinico Umberto I di Roma e nel Policlinico Universitario A.O. di Siena.

I reni, il cui prelievo è stato eseguito dall’equipe chirurgica guidata dal dr. Sebastiano Vaccarisi, responsabile dell’UOSD  Epatobiliopacreatica e Trapianti,  sono stati donati rispettivamente, uno a Padova, dove vi era un’emergenza nazionale e l’altro all’ Annunziata di  Cosenza. Le cornee, prelevate dal responsabile della Banca Occhi dell’Annunziata, dr Giuseppe Calabrò, sono state processate e conservate nella Banca stessa, in attesa di essere distribuite per trapianto corneale.

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La complessa operazione del Prelievo multiorgano, coordinata nell’Ospedale cosentino dalla dr.ssa Maria Vigna, in sinergia con il Centro Regionale Trapianti,   è stata resa possibile grazie alla  generosità e sensibilità dei parenti della donna, “che  - racconta la dr.ssa Vigna - hanno manifestato in autonomia la volontà di donare gli organi della congiunta”

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“Purtroppo non è sempre così  – racconta la Coordinatrice ospedaliera per  l’ attività di Donazione e Trapianti dell’Annunziata , che ha il delicato compito di comunicare e mantenere i rapporti con la famiglia del potenziale donatore  – Nel 2020, ad oggi,  su 12  accertamenti di morte, con criteri neurologici, solo 4 famiglie sono state favorevoli alla donazione degli organi.”

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“Anche nei due anni precedenti - dichiara la dr.ssa Vigna – abbiamo assistito al 60% di opposizioni da parte dei parenti. E’ una questione culturale e di non conoscenza. Diverso è il caso in cui i pazienti hanno manifestato in vita la volontà di donare gli organi. Ecco perché è necessaria una capillare attività di sensibilizzazione che noi portiamo avanti soprattutto tra le nuove generazioni, a scuola e nei contesti frequentati dai giovani.  Quest’anno, la pandemia Covid ci ha penalizzato e rallentato nella nostra attività d’informazione e formazione".                                              

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