Intervista al primario di Radiologia del Pugliese-Ciaccio (che fa parte dell'équipe della Breast Unit) in cui si parla dei risultati dell'unità multidisciplinare. L'appello alla sensibilizzazione delle istituzioni "servono più risorse" e alla classe medica: "basta dire: vai a Milano".
14 ottobre 2022 08:08di GABRIELE RUBINO
“Grazie al lavoro della Breast Unit e alla mammografia con il contrasto abbiamo salvato la vita tre le 600 e 700 donne”. I numeri, impressionanti, sono soltanto una componente dell’orgoglio con cui Bernardo Bertucci, primario della Radiologia del Pugliese-Ciaccio, racconta i risultati ottenuti in pochi anni di lavoro dalla Breast Unit, l’unità multidisciplinare dell’ospedale di Catanzaro, che combatte i tumori alla mammella. Domenica 16 ottobre, sul lungomare del quartiere Lido, si terrà l’iniziativa “prima passeggiata in rosa città di Catanzaro” (LEGGI QUI) e La Nuova Calabria ha voluto sentire il principale professionista della senologia diagnostica dell’équipe che vede tante branche coinvolte.
“Questa sinergia di forze ha portato a dei successi. L’attività parte dalla presa in carico della paziente, che poi viene accompagnata in tutto il suo percorso diagnostico e assistenziale. La conduciamo a braccetto, in modo che ogni suo tentennamento e disorientamento sia accantonato. Spesso ci troviamo di fronte a una donna stravolta, con ripercussioni su tutta la famiglia. Oltre a metterci la competenza scientifica, ci mettiamo tanto amore. Come dico sempre: l'amore è più forte del dolore”. Spiega Bertucci che sottolinea: “Far ritrovare il sorriso ad una donna con un carcinoma alla mammella ci incoraggia in questa impresa”. Si diceva dei numeri: fra le 7 e le 8 mila mammografie all’anno. La potenza di fuoco dei macchinari è ragguardevole con tre macchinari, fra cui spiccano il Cem (mammografia con il contrasto) il macchinario di ultima generazione Mammotome, donato dalla fondazione Vialli-Mauro. “Dal punto di vista tecnologico siamo avanzati. Perché non sfruttare ancora di più queste competenze e perché non trasmetterle ad altri”, si chiede Bertucci che proprio in concomitanza con la giornata di domenica invita “tutte le donne sia sintomatiche e asintomatiche e quelle con mutazioni genetiche a consultarci. Una diagnosi precoce significa guarire”. Oltre alla diagnostica, gli interventi chirurgici si aggirano attorno ai duecento all’anno.
Un’attività, quella della Breast Unit a Catanzaro, che coinvolge donne da Castrovillari a Reggio, spiega il primario. “Serve a ridurre la migrazione sanitaria, con le donne che non sono costrette a far indebitare le proprie famiglie per andare fuori regione a curarsi. Ma oltre a questo dato – sottolinea Bertucci – serve sensibilizzare la classe medica. Di fronte a un tumore quando sento la frase ‘vai a Milano’, è un qualcosa che non tollero. Tutto quello che si può fare in Calabria si deve fare in Calabria, soprattutto quando ci sono queste competenze”. E da qui la ‘sensibilizzazione’ anche rivolta alle istituzioni: “Con più spazi, più risorse umane e più macchine si possono affrontare più problemi. Le istituzioni devono essere più attente nei confronti degli specialisti che calabresi che tentano di risolvere il cancro alla mammella”. “Questi successi che abbiamo ottenuto si devono un po’ allo spirito di squadra che si è venuto a creare e un po’ alle macchine a nostra disposizione. Con più mezzi potremmo fare ancora di più. E posso garantire -conclude Bertucci - che far ritrovare il sorriso a una donna con un tumore al seno giustifica ogni sforzo”.
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