"Un nuovo umanesimo per la formazione dei giovani"

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Sabatino Nicola Ventura
  15 settembre 2019 16:15

di SABATINO NICOLA VENTURA

Si torna alla normalità: con l’inizio dell’anno scolastico riprende nelle famiglie, nelle città la quotidianità usata. Per tanti inizia una “nuova vita”: per i bambini, che per la prima volta accedono alla scuola materna o alle elementari; per i ragazzi che arrivano alle medie; per i giovani che arrivano alle superiori.  Anche per gli scolari e gli studenti non del primo anno, il ritorno non è privo di emozioni, di attese, di gioie nel rincontrare i compagni; ma anche nel piacere di ritrovare i docenti già conosciuti o la curiosità di conoscere quelli nuovi.

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Per i docenti l’inizio, nuovo perché mai è lo stesso dell’anno precedente, è altrettanto importante; ricco, in tanti di loro, di buoni proponimenti e della voglia di fare ancora meglio. Il loro lavoro, diverso, e di molto, da qualsiasi altro è importantissimo. A loro è affidata una parte notevole del prossimo futuro: i bambini, i ragazzi, i giovani italiani di oggi saranno la nuova Italia, ma saranno anche parte importantissima della nuova Europa e del Mondo sempre più globalizzato. Alla scuola è affidata una parte ragguardevole, ma non esclusiva della loro educazione e formazione.  Altrettanta parte cospicua è affidata alle famiglie e alle istituzioni pubbliche e private. Sarebbe ingiusto e sbagliato e un alibi caricare sulla scuola ogni responsabilità.

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Questo inizio di anno scolastico coincide con l’avvio del nuovo parlamento europeo e del recente governo in Italia. Potranno essere occasioni molto utili per avviare politiche di alta qualità al fine di capitalizzare al meglio le opportunità che la contemporaneità ci offre.

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Che cosa c’entra la politica con la scuola? C’entra eccome. La politica quella, mi auguro torni, con la P maiuscola ha una funzione importante nel programmare il futuro dei giovani attraverso, soprattutto, la scuola che le sarà offerta; ma anche con le attività che tutte le istituzioni svolgeranno per loro.

E’, allora, necessario richiamare l’attenzione su alcune brevi considerazioni, che vado a svolgere:

La società contemporanea italiana ed europea, ma anche internazionale (è sempre più, oramai, impossibile pensare di costruire un’organizzazione “umana” solo o soprattutto all’interno dei confini nazionali) hanno il compito, a partire dalla scuola di ogni grado, di costruire la persona del mondo globalizzato. E’ una scelta obbligata, appunto politica, culturale e, oso dire, scientifica. Ogni ritorno sotto culturale, spesso “affascinante” portatore di disvalori, rivolto all’ignoranza/emotiva, dovrà essere culturalmente e serenamente rintuzzato. Le istituzioni, compreso la scuola che dovrà continuamente aggiornarsi, avranno un preciso compito educativo, didattico e di formazione.

La famiglia, soprattutto, dovrà prestare molta attenzione, acculturandosi, aggiornandosi, non attraverso i quotidiani slogan di politicanti, ma avviando un percorso particolare, meno facile, per recuperare una serenità interpretativa, capace di discernere con competenza cosa e il perché stanno avvenendo nella nuova società. La famiglia ha l’obbligo di recuperare una diversa attenzione verso i giovani che negli anni è andata scemando; certamente per le travolgenti novità della contemporaneità.

Le istituzioni dovranno facilitare, a partire da quelle elettive, con giusti provvedimenti legislativi il “nuovo” ruolo della famiglia. Ritengo necessario prevedere percorsi di acculturamento e, in tanti casi, il recupero negli adulti dell’analfabetismo di ritorno. Se è vero, per come recenti inchieste e studi hanno accertato, che una parte numerosa degli italiani è ritornata, anche se in possesso di un titolo di studio, semianalfabeta e non in grado di scrivere un periodo correttamente compiuto e comprensibile. Le stesse inchieste hanno accertato che tanti nostri concittadini non sono in grado di capire bene un articolo di fondo.

Le regole democratiche e i valori contenuti nella Costituzione italiana dovranno essere cognizione di tutti gli italiani. Il loro insegnamento, a partire dalla scuola, dovrà essere questione fondamentale per ricostruire il “nuovo” cittadino italiano. L’assunto costituzionale dovrà essere normale materia didattica obbligatoria nelle scuole pubbliche e private.

E’ necessario prevedere la spiegazione e l’insegnamento del percorso che ha portato a decidere, subito dopo la seconda guerra mondiale, la necessità di costruire l’unità europea.

Bisognerà determinare pari opportunità nelle possibilità di accedere e frequentare la scuola di ogni grado; ponendo ogni aiuto e supporto alle famiglie che offrono ai figli situazioni non idonee (condizioni economiche e sociali, grado d’istruzione dei genitori, presenza di libri in casa, ecc.)

La Radiotelevisione di Stato dovrà svolgere una funzione molto importante rispetto l’educazione, la formazione, il sapere dei cittadini.

Per la Calabria sono necessarie decisioni straordinarie; la scuola continua, anche in peggio, a registrare vecchi e nuovi problemi (mancanza di strutture e quelle esistenti in molti casi, inadeguati sotto più profili; tante dichiarate idonee, probabilmente con qualche forzatura; in molte le attrezzature sono inesistenti, superate o vecchie.) Tanti comuni, solo grazie ai “nuovi italiani” sono in grado di avere le scuole che spesso registrano difficoltà importanti e, in ogni caso, inadeguate alle esigenze della modernità.  

La proposta di autonomia diversa avanzata dalle regioni del Nord, termine elegante per nascondere un tentativo scissionista, prevede una scuola non più nazionale per i loro territori: i programmi, la didattica, la formazione, dovrà essere prerogativa delle regioni autonome, che le realizzerà con finanziamenti propri da attingere dalle somme oggi versati allo Stato centrale.

Se dovesse passare la proposta di Autonomia come oggi presentata, si riverserebbe, anche attraverso la scuola, un colpo mortale all’unità nazionale: la differente formazione creerebbe giovani di seria A, B e C., ma anche appartenenti, di fatto, a nazioni diverse.  Tale tentativo dovrà essere necessariamente contrastato dal Parlamento, dal Governo e dalle Regioni, soprattutto meridionali.

Gli insegnanti, spesso mortificati da una politica mediocre rispetto la comprensione dell’alto compito che sono chiamati a svolgere, dovranno avere la capacità di rilanciare il loro ruolo. La politica ha il dovere di cambiare; negli ultimi anni ha puntato molto sulla scuola quale fucina preparatoria al mondo del lavoro, peraltro in continua trasformazione ed evoluzione, difficile da intercettare, senza riuscirci, ma ha trascurato, attraverso il “rinuncianesimo”, parola utilizzata dallo scrittore Andrea Bajani per indicare la formazione priva di “anima” che si offre ai giovani: il messaggio che si trasmette è, come vi guadagnerete da vivere da grandi? Ai giovani s’indicano strade aride prive di grandi valori, senza sogni e idee, utopie. E’ impedito ogni impegno per una società migliore, solidale, più giusta. Spetta, ritengo, agli insegnati, ovviamente non solo a loro, recuperare un’educazione e una formazione dei giovani a un nuovo umanesimo, per costruire una società nella quale il libero mercato, la finanza, Amazon, Google, Face book non siano il governo dell’umanità. Una società che rispetti la natura e rilanci un’uguaglianza di opportunità e di qualità della vita. La scuola ha il compito di formare menti critiche per interpretare e sconfiggere una società costruita sulla prevaricazione (l’1% della popolazione mondiale detiene la quasi totalità della ricchezza).   

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