Unical, lezione del prof. Alberto Ventura su Islam e terrorismo al Master in Intelligence

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Alberto Ventura, Unical
  14 dicembre 2020 15:43

Alberto Ventura, Direttore del Laboratorio del Mediterraneo Islamico dell'Università della Calabria, ha tenuto una lezione su “La cultura dell’altro. Conoscere gli Islam” durante il Master in Intelligence dell'Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri.

Ventura ha esordito sostenendo che l'Islam è uno dei temi  più caldi per la sicurezza sia in Italia che in Europa e anche nello stesso mondo musulmano. L’universo islamico - ha affermato - spesso viene raccontato e rappresentato in maniera superficiale dai media e compreso in modo impreciso dai rappresentanti delle Istituzioni. Appunto per questo l'intelligence ha una funzione fondamentale. Infatti, l’Islam è un fenomeno complesso che va inquadrato innanzi tutto dal punto di vista storico e culturale. Ha quindi fatto una sostanziale differenza tra Islam e Islamismo. L’Islam è una religione che ha creato una comune visione del mondo mentre l’islamismo è una ideologia politica che si concentra sugli aspetti secolari e mondani, in cui la dimensione religiosa è usata in maniera strumentale. 
 
"Nella storia dell’Islam - ha sostenuto - ci  sono sempre stati fenomeni di rigorismo ma fino al XVIII secolo sono stati emarginati rapidamente. 
È con Hibn Abd al-Wahhab che si rivendica la necessità di una riforma profonda del mondo islamico sulla base di una lettura intransigente del Corano (la parola di Allah) e della Sunnah (gli insegnamenti del Profeta). Al-Wahhab per le sue idee fu scacciato anche dalla sua famiglia ma trovò ricovero presso l’emiro Ibn Sa’ud , capostipite della dinastia Saudita, che nel 1744 riuscì a legare la visione rigida della religione islamica con un progetto politico di espansionismo, occupando la Mecca e Medina, le due città Sante dell’Islam. Le alleanze prima con il Regno Unito e poi con gli Stati Uniti ma soprattutto la scoperta del petrolio segnano l'ascesa della dinastia saudita. Soprattutto dopo la seconda Guerra Mondiale, la politica e la visione dell’Arabia Saudita sono state criticate costantemente, perché era rigida ed intransigente sul piano interno ma a livello internazionale veniva accusata di praticare una politica spericolata,  con le speculazioni finanziarie e l’alleanza con gli Stati Uniti, il nemico principale", ha spiegato Ventura. 
 
"Negli anni Novanta si assiste ad un cambio di strategia del fondamentalismo, preceduto da due avvenimenti che si verificano sul finire degli anni settanta: il ritorno a Teheran dell’ayatollah Khomeini e l'invasione dell’Afganistan da parte dell’Unione Sovietica. Negli anni novanta con Osama Bin Laden (Saudita) e Ayman al- Zawahiri (Egiziano), il fondamentalismo islamico cambia volto con la creazione della narrazione del nemico lontano e la cultura del martirio. Il loro primo obiettivo è l’abbattimento, nei loro Paesi, dei regimi che considerano moderati. Gli attentati dell’11 settembre, nel 2001, hanno un effetto mediatico straordinario ma le grandi opinioni pubbliche islamiche rimangono tiepide rispetto alle rivendicazioni di Al Quaeda", ha continuato il professore.

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"Inizia, successivamente, in alcuni Paesi arabi il periodo delle “Primavere Arabe” ma non si ottiene quasi dovunque m l’effetto sperato, soprattutto in Siria ed in Egitto. Nel 2014 si assiste alla nascita del Califfato in una moschea dell’Iran. L’obiettivo principale del Califfato è quello di combattere l'Occidente, con la sua cultura e la sua storia. La politica dell’Isis è quella di fomentare gli attentati e quindi appropriarsene, rivendicandoli. Ventura ha poi spiegato le ragioni per le quali in Italia fino ad oggi non abbiamo avuto una forte manifestazione del terrorismo Islamico. La prima consiste nel fatto che l’Italia ha conosciuto una migrazione islamica in tempi molto più recenti rispetto ai grandi imperi coloniali come la Francia e la Gran Bretagna, oppure la Germania, che ha aperto, in modo selettivo, i propri confini dapprima ai Turchi e poi ai Siriani. La seconda ragione sta nel fatto che l’Italia viene vista come la “Terra della Tregua”. Infatti, secondo una concezione generale di teoria politica islamica medievale il mondo viene diviso in due aree: la “Casa dell’Islam” dove vigono le regole della religione dettate dal Corano e la “Casa della Guerra” che è tutto il resto del mondo. Inoltre c'è anche la "Casa della Tregua”, nella quale si può includere l'Italia, sia per la sua politica coloniale di breve durata, sia per il carattere strategico della sua posizione geografica ma anche per la cultura inclusiva del nostro Paese da sempre terra di invasioni e di immigrazioni. La terza ragione risiede nel fatto che abbiamo vissuto la stagione del terrorismo interno negli anni settanta, che ha permesso al nostro sistema di creare norme giuridiche e specializzazioni sia nell’ambito della magistratura che nelle forze di polizia per contrastare il fenomeno del terrorismo", ha raccontato nel corso della lezione.
 
Ventura ha poi compiuto l’analisi di alcuni profili di terroristi per capire se è possibile trarre delle leggi generali dalle singole biografie ma ha ribadito che ognuna  di esse rimane unica nella sua storia. Ha poi parlato del fenomeno dei mimetisti jihadisti, che cercano di rientrare nella normalità per sfuggire ai controlli. Ed ha fatto riferimento anche al fenomeno dei convertiti all’Islam “radicale”, che in Italia rispetto agli altri Paesi non è un numero eccessivamente preoccupante. Le conversioni avvengono normalmente per due ragioni: motivi razionali legati ad ideologie o motivi sentimentali derivanti dai rapporti personali. Infine il professore ha parlato del carcere, che è il luogo in cui le radicalizzazioni avvengono più rapidamente. I detenuti musulmani in Italia sono circa 11mila e di questi circa cinquecento sono attenzionati dall’autorità giudiziaria e circa la metà sono ad alto rischio, ricordando che queste classificazioni sono controverse. 

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