di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
“Oggi si è perso lo spirito di gruppo che ti permette di andare oltre gli ostacoli”.
Esordisce così in sala stampa il tecnico del Catanzaro Vincenzo Vivarini dopo la sconfitta interna col Monterosi: “C’è molta amarezza e dispiacere sia da parte mia che dei giocatori. Partita strana ma approcciata bene. Abbiamo creato diverse situazioni importanti per andare in vantaggio. Nel primo tempo siamo stati giusti fino agli ultimi 10 minuti dove ho iniziato a percepire sfiducia e mancanza di convinzione tra i ragazzi. Abbiamo sbagliato qualche passaggio di troppo e perso campo. Sotto l’aspetto caratteriale siamo venuti meno. Nella ripresa abbiamo perso vigore, c’eravamo affievoliti”.
Sui cambi operati nella ripresa spiega: “Per mettere energia ho volto dare minutaggio a Rolando, un altro che dovrebbe fare la differenza. Poi abbiamo provato a mettere 3 attaccanti di ruolo per dare sostanza sulla loro linea difensiva. Purtroppo, non avevo fatto riscaldare De Santis e c’era l’urgenza di fare cambi e lì volevo dare più qualità. Il gol che abbiamo preso viene fuori dal duello aereo tra Ekuban e Cinelli ma poteva anche succedere a Fazio, le cui condizioni vanno valutate settimana. Si tratta di un problema muscolare e non del ginocchio”
Poi dice: “Nel primo tempo abbiamo avuto diverse occasioni. La squadra è partita col piglio giusto ma il Monterosi si riproponeva bene. La prima mezz’ora la squadra giocava fluida”.
Sulle difficoltà in fase difensiva ammette: “La difesa ci da problemi. Martinelli non gioca da tempo e quando abbiamo avuto il pacchetto difensivo siamo andati bene. Più che altro, devo analizzare l’aspetto mentale della squadra. Quando doveva tirar fuori il carattere si è spenta”.
E ancora: “E’ mancata la finalizzazione e siamo arrivati spesso in profondità. Il piglio mi sembrava quello giusto ma devo analizzare accuratamente e vedere tante cose. Oggi abbiamo cambiato diversi uomini per dare motivazione a tutti. Il calcio è fatto di rabbia ed è mancato questo aspetto. Oggi si è perso lo spirito di gruppo che ti permette di andare oltre gli ostacoli”.
E conclude: “Il fatto di non essere più padroni del nostro destino deve farci arrabbiare e rimboccarsi le maniche. Dobbiamo fare una grande partita a Foggia”.
Dal canto suo, il tecnico del Monterosi Leonardo Menichini dichiara: “Sappiamo che il Catanzaro è una grande squadra ma giocando liberi mentalmente è più facile. La maglia del Catanzaro pesa. Ho giocato qui e abbiamo fatto tre anni di Serie A, eravamo giovani, ma qui si vive di quei ricordi: Massimo Palanca, Gianni Improta, Nicola Ceravolo, Merlo e con Carletto Mazzone allenatore abbiamo fatto campionati splendidi. La piazza ha necessità di vincere ma non è mai facile”.
E osserva: “Nel primo tempo il Catanzaro ha avuto buonissime occasioni per andare in vantaggio ma le abbiamo murate e quando ripartivamo ne abbiamo avuto due, tre importanti. Nella ripresa siamo cresciuti e abbiamo legittimato il risultato. Il Catanzaro non ha lesinato energie e penso potrà recitare il ruolo di primo piano nei play-off”.
Poi dice: “Siamo forse la squadra più giovane del girone e non possiamo prescindere da questi ragazzi che hanno forza entusiasmo e per loro è una vetrina. A volte hanno anche dei limiti e tutti hanno fatto una grande prestazione. Si allenano bene e sono umili. Devono migliorare sotto il profilo tecnico”.
Per Menichini è importante “concludere bene, abbiamo fatto un grandissimo campionato grazie ai ragazzi e a tutto lo staff. Hanno dato il meglio e cercheremo, ora che la salvezza è acquisita, di ottenere il massimo. Vincere 4 volte nelle ultime 5 trasferte vuol dire che c’è qualità”.
E ancora: “Abbiamo fatto un miracolo sportivo e il Monterosi all’inizio dell’anno non era quotato da nessuno per la salvezza. Al triplice fischio, più che pensare al passato di quegli anni meravigliosi delle serie A ho pensato ai ragazzi che hanno dato tutto per vincere qui. Soddisfazioni importanti che danno entusiasmo al presidente e tutto l’ambiente. Per una realtà piccola come il Monterosi questa vittoria ingigantisce l’opera”.
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