Uso terapeutico della Cannabis, sentenza storica a Paola: assolto Cristian Fillippo, malato di fibromialgia

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images Uso terapeutico della Cannabis, sentenza storica a Paola: assolto Cristian Fillippo, malato di fibromialgia

  22 settembre 2022 14:44

di EDOARDO CORASANITI

Non è coltivazione illegale di cannabis: la giudice Carla D’Acunzo del Tribunale di Paola ha assolto "perché il fatto non sussiste" il 25enne Cristian Filippo, malato di fibromialgia e che in passato ha usato la cannabis a scopo terapeutico per contrastare i forti dolori causati dalla malattia. Un caso che ha riacceso i riflettori a livello nazionale sull'opportunità (e necessità) di ridiscutere, come in molti altri Stati, la normativa sull'utilizzo terapeutico della marijuana. A giugno 2019 l'imputato è posto posto agli arresti domiciliari perché i carabinieri trovano due piantine di cannabis e lo denunciano per coltivazione illecita e detenzione di sostanza stupefacente per cessione a terzi. L’accusa di spaccio si spiegava sulla condizione di disoccupato di Filippo, tale da non consentirgli il procacciamento della strumentazione necessaria ala coltivazione. Unica soluzione possibile, per gli investigatori, era di trarre profitti derivanti dalla coltivazione. Una vicenda che all'indagato è costata prima la sottoposizione agli arresti domiciliari per un mese e poi l’obbligo di dimora a Paola fino al successivo mese di ottobre.

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Prima delle discussioni dell'accusa e della difesa, ha preso la parola Cristian Filippo. Attraverso dichiarazioni spontanee, l'imputato ha affermato che a causa della fibromialgia ha provato vari farmaci per lenire il dolore ma non hanno prodotto l'effetto sperato. E se c'erano dei farmaci indicati, il loro prezzo era inaccessibile. Ecco perché la decisione di coltivare marijuana. Fornita anche una spiegazione per il bilancino di precisione: veniva utilizzato per produrre l'olio. Cristian ha spiegato al Tribunale quanto in Italia sia complicato accedere alle cure del servizio nazionale.

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La richiesta di assoluzione è stata avanzata anche durante la discussione del pubblico ministero; gli ha fatto eco l’avvocato della difesa, Gianmichele Bosco del foro di Catanzaro, incaricato dall’associazione Meglio Legale e dall‘associazione Luca Coscioni. Durante l'udienza di questa mattina, la Procura ha tracciato le fila di un processo balzato alla cronaca nazionale. Nella discussione, il magistrato inquirente ha affermato che, osservando i dati oggettivi del caso, la conclusione sarebbe stata una sola: la colpevolezza dell'indagato. A pesare a suo sfavore, infatti, la quantità di sostanza stupefacente trovata, il bilancio di precisione, il cellophane . Ma ogni storia è a sé, e anche quella di Cristian Filippo. Dedicando una maggiore attenzione alla vicenda, secondo il pm, appare evidente l'importanza del dato soggettivo: la patologia dell'imputato che ha fatto scattare lo stato di necessità. 

Come già evidenziato in altre occasioni, l'avvocato Bosco ha messo in luce come "il medico curante di Cristian ha dichiarato che il paziente ha ripetutamente provato nel corso degli anni a curarsi con i farmaci tradizionali per attutire i dolori, causando forti effetti collaterali. L’unico rimedio per il dolore era risultata la sostanza cannabinoide. Noi riteniamo che le piantine coltivate da Cristian fossero adibite a consumo personale per uso terapeutico. Rilevante anche che durante la perquisizione non è stato rinvenuto denaro”.

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A gennaio scorso, la Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha affermato che non è reato coltivare due piantine di cannabis a scopo terapeutico in quanto si tratta di una mera attività domestica che porta ad ottenere un modesto quantitativo di sostanza. La palla adesso dovrebbe passare alla politica, sempre più in ritardo rispetto alle evoluzioni che la società impone. 

 

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