“Vino”, “trink trink”, “pantaloni”, “giacche”, “camice”, “cavetto”. Anche “pezzi della macchina”. Tutto fuorché droga. Si nascondevano dietro un linguaggio criptico per definire la sostanza stupefacente che circolava. Tanta. Fiumi di droga. Ma vanamente. Perché alla fine il tentativo di celarsi dietro il linguaggio criptico ed allusivo, sostituendo il riferimento allo stupefacente con termini di volta in volta diversi, non è andato a buon fine. Nelle carte degli inquirenti che cristallizzano l’attività dei soggetti ritenuti appartenenti ad una associazione, armata, finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanza stupefacente operante nei comuni della Valle dell'Esaro e facente capo a soggetti che gravitano nel contesto della 'ndrangheta cosentina, egemone sul territorio, sono tante le conversazioni riguardo i traffici illeciti ma soprattutto come recuperare i soldi (LEGGI QUI I DETTAGLI DELL'OPERAZIONE). Droghe, leggere e pesanti e soldi. Tanti. Centinaia di euro.
“Un traffico di droga connotato da molta violenza, dove chi non pagava veniva pestato” hanno spiegato gli investigatori stamattina nel corso della conferenza stampa. Ma anche chi alzava la testa per invadere pezzi di territorio era passibile di botte.
Si discuteva in auto, per la strada, davanti ai locali. E al telefono. Si effettuano conteggi di denaro che si devono necessariamente ricevere dai pusher e ci si lamenta per i ritardi connessi al recupero del denaro illecitamente raccolto.
Tali ritardi infatti compromettevano e ritardavano a loro volta l'acquisto di nuova sostanza stupefacente da distribuire nei Comuni cosentini gestiti dai fratelli Presta.
Perché era attraverso loro che tutto si muoveva. Loro che trattavano, loro che fissavano il prezzo. E attraverso i loro uomini, si riscuoteva. Altrimenti erano guai.
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