Vinitaly 2024, Ferrocinto: "Il padiglione unico per i vini calabresi grande passo avanti per il brand Calabria"

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images Vinitaly 2024, Ferrocinto: "Il padiglione unico per i vini calabresi grande passo avanti per il brand Calabria"

E' questa la chiave per far crescere tutti: "Lavorare come doc comune"

  19 aprile 2024 11:38

Le Cantine Ferrocinto di Castrovillari, incastonate tra le montagne del Pollino in provincia di Cosenza, hanno concluso il Vinitaly con un notevole successo, sia in termini di presenze che di riconoscimenti. Luigi Nola, il giovane titolare e Amministratore Delegato dell'azienda, è stato onorato con il prestigioso Premio "Angelo Betti - Benemeriti della viticoltura 2024". La designazione è stata fatta dall'Assessore regionale all'Agricoltura, Gianluca Gallo, che ha espresso grande ammirazione per la visione innovativa e l'intraprendenza di Nola.

Gallo ha dichiarato: «Abbiamo voluto premiare un giovane imprenditore che si distingue per la sua determinazione nel perseguire la qualità e nell'innovare costantemente. Ferrocinto non rappresenta solo l’eccellenza dell'arte vitivinicola calabrese, ma Nola ha anche profuso un impegno concreto e passionale nella valorizzazione e nella promozione del ricco patrimonio territoriale calabrese, nel suo ruolo di Vicepresidente del Consorzio Terre di Cosenza. È per queste ragioni che abbiamo scelto di indicare il suo nome per la Calabria tra i 20 premiati del Betti».

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Luigi Nola racconta con orgoglio il suo percorso nel mondo vitivinicolo. Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza nel 2002, ha deciso un cambio radicale di direzione professionale. Ha preso in gestione i terreni montani di Ferrocinto, di proprietà della madre, e ha investito con determinazione nella produzione vitivinicola. La sua scelta si è rivelata azzeccata: in pochi anni, l'azienda è cresciuta esponenzialmente, raggiungendo il milione di bottiglie annue prodotte e affermandosi come punto di riferimento nel panorama vitivinicolo calabrese.

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«Al di là della gratificazione personale – commenta Nola – credo che il premio rappresenti innanzitutto il riconoscimento del fatto che, come Ferrocinto, stiamo cercando di mettere insieme i produttori della zona del Pollino che avevano abbandonato per anni quelle terre e che, vedendo che noi stavamo invece cercando di valorizzarle, si sono uniti in questa impresa. In quest’ottica abbiamo consentito di fare micro vinificazioni nella nostra cantina e stiamo portando avanti un progetto di ricerca sui vitigni autoctoni calabresi sconosciuti, impiantando cento accessioni in un campo sperimentale che abbiamo sui nostri terreni, per capire, da un lato, qual è il patrimonio vitivinicolo dell’area e, dall’altro, se ci sono vitigni appunto sconosciuti che possono avere un futuro anche a fini produttivi».

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La cantina Ferrocinto si estende su circa 60 ettari vitati a 500 metri sul livello del mare, in un’area montuosa che, complice il clima, dà ai suoi vini aromi particolari e fruttati, che distribuisce per metà in Italia e per metà tra Germania, Stati Uniti, Canada e Giappone. Attualmente l’Azienda punta particolarmente sui bianchi, appetibili soprattutto nella stagione estiva, quando la Calabria diventa turisticamente più attrattiva. Ma c’è molta attenzione anche per i vitigni rossi, con un importante lavoro, da parte del Consorzio Terre di Cosenza, per il riconoscimento del Magliocco dolce, così come era stato fatto in passato per il riconoscimento della nuova Doc proprio sul Pollino. 

Nel corso degli anni, Ferrocinto ha canalizzato significativi investimenti verso l'innovazione e l'avanzamento tecnologico, concretizzatisi nella realizzazione di moderni impianti viticoli e nell'implementazione di metodologie di vinificazione di punta. Tali attivitá sono state orientate appunto alla valorizzazione del territorio e all'espansione della diversificata gamma produttiva, consolidando così la sua leadership nel panorama vitivinicolo regionale.

L'Azienda, mantenendo un'attenzione costante alla ricerca e all’innovazione, si distingue per una visione di ampio respiro proiettata verso il futuro, ma mescolata armonicamente  a un profondo radicamento nelle tradizioni locali e a una solida conoscenza del terroir. Questa sinergia di elementi consolida Ferrocinto come uno dei pilastri del settore vitivinicolo calabrese, che agisca da catalizzatore per lo sviluppo non solo del proprio territorio d'origine, ma anche oltre, anche grazie alle strategie mirate di internazionalizzazione che l’Azienda adotta sul piano commerciale.

«Per crescere noi, dobbiamo crescere tutti – spiega Luigi Nola – Il territorio calabrese sta facendo uno sforzo comune per valorizzare i suoi prodotti ed è questa la chiave anche per lo sviluppo turistico. Agroalimentare, vitivinicolo e turismo viaggiano inevitabilmente insieme. 

Per attrarre consumatori e turisti – dice ancora –  è necessario che i luoghi siano riconosciuti, che la Calabria si proponga in forma unitaria, in forma di “brand”. Ne beneficerebbero tutti i produttori. Il primo importante passo in questa direzione è stato compiuto proprio in questa edizione del Vinitaly, concentrando 80 cantine in un unico padiglione. Adesso bisogna fare il passo successivo – prosegue l’Ad di Ferrocinto – e trasporre un’azione simile anche sul territorio, dove vanno coinvolti anche ristoratori, albergatori, insomma tutti gli attori locali, parte di un mosaico che deve essere unico. E, naturalmente, al primo posto dobbiamo porre la qualità».

«Se la Calabria, come speriamo e crediamo, dovesse esplodere dal punto di vista enologico – sottolinea Nola – sarà necessario stabilire su quali vini puntare e, visti i numeri non elevati delle bottiglie prodotte, creare magari una Doc comune calabrese, che dia ai turisti la possibilità di conoscere tutte le realtà vitivinicole locali. E’ il “brand” Calabria di cui parlavo – continua – e che può trainare tutte le cantine, anche le più grandi».

E, in questo contesto, eventi come il Vinitaly rivestono un ruolo fondamentale perché «non servono tanto per guardare all’estero – conclude Nola – quanto per far conoscere, appunto, il territorio e chi ci lavora. D’altronde, se il brand funziona funzionano tutti coloro che ne fanno parte e la stessa distribuzione sui mercati esteri diventa, a quel punto, una strada in discesa».
 
 

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