di TERESA ALOI
"Si può affermare che l'incendio sia da ricondursi ad un eccessivo surriscaldamento di apparecchi elettrici utilizzatori probabilmente conformi alle norme ma con difetti di fabbrica ai sistemi di accumulo in abbinamento ad un utilizzo non conforme alle usuali prescrizioni del costruttore". Dunque "l'incendio è da ricondursi a un fenomeno elettrico combinato con dispositivi di accumulo elettrochimico al litio a supporto di apparecchiature elettroniche (Laptop o tablet) sotto carica la notte dell'incendio e non da un fatto umano"
Sono queste le conclusioni di Daniele Menniti, specialista in ingegneria elettrotecnica a cui la Procura di Catanzaro ha affidato una consulenza per comprendere la natura e l'origine del rogo scoppiato nell'appartamento al quinto piano di un palazzo in Via Caduti 16 marzo 1978 a Pistoia dove la notte tra il 21 e il 22 ottobre scorso, hanno perso la vita i 3 fratelli Corasoniti - Saverio Corasoniti 22 anni, Aldo Pio 15 anni e Mattia Carlo 12 anni e ferito papà Vitaliano, mamma Rita, Zaira Maria di 10 anni a e Antonello 16 anni.
Quella tragica notte "risulta che nel soggiorno vi erano tutte le notti sotto carica 5 cellulari e 2 tablet e soprattutto 6 laptop" come si legge nella perizia .
Dunque, - considerato che pare che alcuni tablet avessero difetti di ricarica - l'origine dell'incendio è stato, al 75 per cento, causato dallo scoppio di una delle batterie di uno dei 6 laptop o di due tablet in carica nella notte, probabilmente tutti custoditi all'interno dei cassetti di un mobile, privi di ventilazione.
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