"Crisalide 3": a Lamezia il pizzo ai commercianti passava anche tramite la consegna di indumenti per mafiosi in carcere

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images "Crisalide 3": a Lamezia il pizzo ai commercianti passava anche tramite la  consegna di indumenti per mafiosi in carcere
Le prime immagini del blitz a Lamezia Terme
  13 settembre 2019 15:04

di ANTONIO CANNONE

Spaccio di droga, controllo di interi quartieri e soprattutto estorsioni. Erano le attività "predilette" dagli esponenti della cosca Torcasio-Cerra-Gualtieri. Contro 28 affiliati al clan, l'operazione di oggi "Crisalide 3" ha impresso un altro duro colpo che fa il paio con quelle precedenti della Dda catanzarese diretta da Nicola Gratteri (LEGGI QUI).
Commercianti di Lamezia Terme, dunque, sotto scacco, in particolare molti del centro storico e della zona commerciale della città.
Dalle intercettazioni contenuti nell'ordinanza odierna, emergono alcuni passaggi che riguardano la vessazione al quale era sottoposto fino agli anni 2014-2015 un noto commerciale P.B. il quale era "costretto" a pagare il pizzo per "sostenere" le spese dei familiari degli affiliati in carcere, anche attraverso l'elargizione di indumenti.
In particolare, il commerciante, era soggetto, si legge nell'ordinanza "alle particolari "attenzioni" estorsive poste in essere da Ottorino Rainieri in prima persona, in epoca antecedente alla sua carcerazione cautelare nell'ambito dell'operazione cosiddetta "Chimera" che lo vedeva tra i destinatari dell'ordine di cattura per la sua appartenenza in posizione di vertice alla cosca di 'ndrangheta "Cerra-Torcasio-Gualtieri".

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IL PIZZO PASSAVA ANCHE DALL'APPROPRIAZIONE DI INDUMENTI

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"Il commerciante P.B. atteneva a capi di abbigliamento da destinare ai sodali del Rainieri ripetuto e, di poi, a quest'ultimo stesso una volta ristretto in carcere, ovvero anche a consegne di denaro in contante".
Lo stesso Rainieri si recava altre volte per "ritirare personalmente pantaloni e camicie che faceva poi consegnare al fratello all'epoca già detenuto Rainieri Giuseppe e al suocero di quest'ultimo.

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"Ebbene risulta in particolare evidente dalle conversazioni dalle quali emerge che il rapporto di consegna della merce venduta dal P.B nell'ambito della sua attività al Rainieri per gli interessi propri e dei suoi affiliati... E poi ancora dal verbale dichiarativo - qui da intendersi riportato interamente - risulta significativo sia laddove il commerciante P.B. tende a sminuire la soggiogazione che gli era stata da sempre imposta dal Rainieri sia nella misura in cui in taluni passaggi lo stesso disvela il "sistema" ormai praticato e lo collega alla percezione della caratura criminale del Rainieri Ottorino per come dallo stesso dichiarante definito appartenente ad una famiglia malavitosa di tipo mafioso (cfr. )


"... conosco Ottorino Rainieri e per quello che ho avuto modo di apprendere sia dalle cronache giornalistiche che dal rispetto che lo stesso riscuoteva nell'opinione pubblica, posso affermarlo che era notorio in Lamezia Terme che lo stesso era un esponente della famiglia mafiosa dei Gualtieri...confermo di avere effettivamente consegnato nel mese di marzo 2014 alcuni capi di abbigliamento direttamente nella mani di Rainieri Ottorino e che lo stesso mi disse che li avrebbe dovuti recapitare ai familiari detenuti, ovvero al fratello Giuseppe nonché al suocero di quest'ultimo ... ricordo che i capi di abbigliamento da me consegnati indetta occasione erano quattro pantaloni e due camicie consegnai gli indumenti gratuitamente in virtù delle motivazioni riguardanti Rainieri Ottorino e la sua famiglia malavitosa dei quali molti membri, già all'epoca vivevano in stato di detenzione ").

Vieppiù - si legge ancora nell'ordinanza - sul punto ad ulteriore ed inconfutabile elemento di conferma soccorrono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Arzente Luciano il quale nel verbale del 21.11.2014 indicava tra i titolari dei negozi sottoposti ad estorsione da parte del Rainieri Ottorino quelli di P.B. dai quali venivano prelevati dei capi di abbigliamento a titolo gratuito per le esigenze del Rainieri stesso e dei familiari detenuti...".

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