Una “gestione approssimativa e scellerata” della depurazione si legge nelle carte dell’indagine denominata "Archimede" che si è avvalsa di intercettazioni, pedinamenti e acquisizione di documenti.
LEGGI ANCHE QUI. Depurazione in Calabria: 10 misure cautelari, coinvolto un sindaco nel Cosentino
17 gli indagati nell'inchiesta della Procura di Paola, guidata da Piepaolo Bruni, che ha messo in luce come sarebbero stati pilotati gli appalti per la gestione della depurazione, con affidamenti sottosoglia e frazionamento delle somme da erogare. Si tratta di Torrazzo Tiziano, cl 72 di Diamante; De Summa Pasqualino, cl 64 di Diamante; Farace Albina Rosaria, cl 78 di Santa Maria del Cedro; Ritondale Enzo, cl 80 di Diamante; Aieta Giuseppe Maurizio, cl 64 di Scalea; Mele Barbara, cl 70 di San Nicola Arcella; Cristofaro Vincenzo, cl 70 di Belvedere Marittimo; De Meo Alberto, cl 69 di Santa Maria del Cedro; Astorino Francesco cl 83 di Buonvicino; Amoroso Giovanni, cl 79 di Buonvicino; Palmieri Giovanni, cl 73 di Paola; Mandato Maria, cl 64 di San Nicola Arcella; Oliva Giuseppe Antonio, cl 65 di Papasidero; Cordero Virgilio, cl 59 di San Nicola Arcella; Perrone Vincenzo, cl 57 di Papasidero; Fullone Francesco, cl 78 di San Nicola Arcella; La Sorte Renato, cl 67 di Nocera Terinese.
Una indagine partita nel mese di ottobre del 2019 dopo una denuncia presentata nei riguardi di un imprenditore affidatario di un appalto. Imprenditore, secondo quanto riferito dagli inquirenti, che poi si è scoperto detenere un vero e proprio monopolio grazie alla complicità dei tecnici comunali e al sistema degli “appalti spezzatino”.
Determine, affidamenti diretti: tutto allegato nelle oltre 350 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Rosamaria Mesiti dove vengono ricostruite condotte collusive e fraudolente finalizzate ad avvantaggiare uno o più operatori economici con riguardo ad appalti e affidamento di servizi in diversi comuni dell’Alto Tirreno Cosentino, anche in violazione dei criteri di rotazione nell’affidamento di lavori e aggirando il dovere di effettuare indagini di mercato.
Un “monopolio” lo definiscono gli inquirenti quello di Pasqualino De Summa nella gestione degli impianti di depurazione nel Comune di Diamante. E così, si legge nelle carte “quello che doveva costituire un’eccezione (ovvero l’affidamento del servizio per un periodo non superiore a tre mesi dovendo effettuare gara ad evidenza pubblica) diventava una regola”.
Un modus operandi dunque in quella “Gestione approssimativa e scellerata della depurazione” che tiene contro della delibera comunale datata 8 ottobre 2019 a firma del primo cittadino di SAn Nicola Arcella, Barbara Mele relativa a "lavori di adeguamento e messa in sicurezza di impianti su aree di proprietà comunale che comprendeva anche i lavori di sostituzione di una condotta idrica". I lavori, infatti, in realtà sarebbero stati svolti prima di ottobre e più precisamente nell’agosto dello stesso anno da parte di un’altra ditta, riconducibile all’imprenditore Pasqualino De Summa che avrebbe effettuato i lavori "in assenza di procedura e sulla base di un incarico fuori da ogni canale di acquisto".
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736