di STEFANIA PAPALEO
Minacce e sequestro di persona. Il gip presso il Tribunale di Cosenza Alfredo Cosenza accoglie la richiesta del sostituto procuratore Rossella Torrusio e manda a processo il cinquantacinquenne Lido Gianni Gioia arrestato dai carabinieri all'alba dello scorso 9 gennaio in flagranza di reato (LEGGI QUI L'ARRESTO DELL'UOMO).
Rito immediato, dunque, per l'uomo chiamato a comparire davanti ai giudici del Tribunale il prossimo 10 aprile per difendersi dalle pesantissime accuse lanciate contro di lui dalla sua ex, che raccontò di essere stata violentata per anni, data in pasto a uomini senza scrupoli che l'avrebbero violentata a turno, minacciata e presa a botte, fino a essere segregata nel sottotetto di un'abitazione di Luzzi, nel Cosentino, dove i carabinieri l'avevano trovata in stato confusionale, al termine di un blitz scattato solo grazie al coraggio di un'avvocatessa, Elvira Covello del foro di Cosenza, la quale, nonostante le minacce di morte ricevute dall'imputato, non si è mai tirata indietro nel supportare la vittima (LEGGI QUI LA DENUCIA DELL'AVVOCATESSA)L'avvocatessa Elvira Covello
Due capitoli diversi di un'unica brutta storia ricostruita dalla Procura in due fascicoli diversi, quello per le minacce e il sequestro di persona già definito e quello per lo sfruttamento della prostituzione e le minacce ai danni dell'avvocatessa assegnato a un diverso magistrato, il sostituto procuratore Farro, che non ha ancora chiuso le indagini.
PROCESSO IMMEDIATO PER MINACCE E SEQUESTRO DI PERSONA
Ad aprile, dunque, il processo si avvierà intorno al primo filone di indagine, che vedrà Gioia accusato di aver fatto irruzione in casa della madre della donna che lo aveva lasciato minacciando entrambe di "far saltare l'appartamento con un lanciarazzi", nonché inoltrando alla parte offesa "messaggi vocali in cui le chiedeva di collaborare ad attività illecite non meglio specificate (scattando fotografie di persone da lui individuate) ed arrivando a seguirla, costringendola a salire sulla propria autovettura con la quale l'avrebbe condotta in un
sottotetto presente presso la propria abitazione, segregandola - chiudendo dall'esterno una porta in ferro posta sul tetto dell'immobile e non altrimenti accessibile se non mediante l'uso di una scala nella sua disponibilità -privandola del telefono cellulare e ponendola in stato di semi-incoscienza mediante la somministrazione di pillole la cui composizione farmaceutica è ancora in corso di accertamento.
Dunque, tanto quanto basta a Procura e gip per saltare l'udienza preliminare e mandare l'uomo direttamente sotto processo con il rito immediato, durante il quale potrà decidere di chiedere un rito alternativo e tentare di alleggerire la propria posizione col supporto del difensore di fiducia.
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