di STEFANIA PAPALEO
Minacciata per anni, fino a essere sequestrata e segregata in un sottotetto dall'uomo che avrebbe trasformato la sua giovane vita in un incubo. A salvarla sono stati lo scorso anno i carabinieri che l'avevano trovata raggomitolata per terra e in stato confusionale nel momento di fare irruzione in quell'abitazione di Luzzi, nel Cosentino, grazie alla denuncia dell'avvocatessa, Elvira Covello che, nonostante le minacce di morte ricevute dal presunto orco, non si è mai tirata indietro nel supportare la presunta vittima (LEGGI QUI LA DENUCIA DELL'AVVOCATESSA). Ma, alla fine, il cinquantacinquenne Lido Gianni Gioia, ancora recluso nel carcere di Cosenza, ammesso al rito abbreviato dal gup Alfredo Cosenza, se l'è cavata con una condanna a 2 anni e 6 mesi di reclusione, notevolmente ridotta rispetto alla richiesta della Procura di condannarlo a 7 anni di reclusione, supportata dalla parte civile, rappresentata in aula dall'avvocato Covello.
Minacce e sequestro di persona, nello specifico, le accuse mosse dal sostituto procuratore Rossella Torrusio all'imputato che, secondo la ricostruzione della Procura, avrebbe fatto irruzione in casa della madre della donna che lo aveva lasciato minacciando entrambe di "far saltare l'appartamento con un lanciarazzi", nonché inoltrando alla parte offesa "messaggi vocali in cui le chiedeva di collaborare ad attività illecite non meglio specificate (scattando fotografie di persone da lui individuate) ed arrivando a seguirla, costringendola a salire sulla propria autovettura con la quale l'avrebbe condotta in un sottotetto presente presso la propria abitazione, segregandola - chiudendo dall'esterno una porta in ferro posta sul tetto dell'immobile e non altrimenti accessibile se non mediante l'uso di una scala nella sua disponibilità - privandola del telefono cellulare e ponendola in stato di semi-incoscienza mediante la somministrazione di pillole la cui composizione farmaceutica è ancora in corso di accertamento.
Una vicenda orribile per la quale Gioia è stato condannato con la sentenza le cui motivazioni saranno depositate entro 60 giorni e contro la quale, solo a quel punto, Procura e parte civile potranno valutare come ricorrere in sede di Appello per ottenere una pena più severa per l'imputato, così come la stessa difesa procederà per ottenere un ribaltamento della verità giudiziaria e dimostrare l'estraneità dell'uomo ai fatti contestati.
Gioia, intanto, risulta ancora indagato per i presunti reati di sfruttamento della prostituzione ai danni della donna e minacce ai danni dell'avvocatessa Covello nell'ambito di un fascicolo assegnato a un diverso magistrato, il sostituto procuratore Farro, che non ha ancora chiuso le indagini scaturite dal racconto della presunta vittima di essere stata data in pasto, per anni, a uomini senza scrupoli, che l'avrebbero violentata a turno, minacciata e presa a botte, con la compiacenza del suo ex. Accuse tutte da verificare, così come restano da confermare quella sfociate nella sentenza di condanna che dovrà ancora superare lo scoglio di altri due gradi di giudizio.
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