Rinascita Scott. Soldi, affari sporchi e vizi: il controesame della difesa traccia l'identikit di Mantella

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Rinascita Scott. Soldi, affari sporchi e vizi: il controesame della difesa traccia l'identikit di Mantella
Guido Contestabile
  29 giugno 2021 09:21

di EDOARDO CORASANITI

Soldi, spese, affari, vizi. L'avvocato Guido Contestabile, legale di fiducia (con Salvatore Staiano) di Giancarlo Pittelli e di altri in Rinascita Scott, esegue un controesame millimetrico ad Andrea Mantella, collaboratore di giustizia numero uno dell'intero processo.  "Ero una persona viziosa, facevo regali costosi, borse, orologi e quant’altro, oppure mi toglievo qualche sfizio o, ancora, compravo il gratta e vinci. Ad un medico regalai un “Rolex” comprato a Cosenza, ovviamente non a mio nome, mandando mia sorella Liberata ad acquistarlo", ammette Mantella dopo le domande di Contestabile. 

Banner

Il legale ha anche chiesto chiarimenti al pentito sui suoi rapporti, prima del pentimento, con la cosca Giampà: "Erano sia di natura amicale nonché di collaborazione criminale", ha specificato, chiarendo anche quali, in particolare i fatti omicidiari. Le domande sono poi declinate sulla possibilità che Giampà, una volta pentitosi, parlasse agli investigatori sui delitti di Mantella e che questi abbia deciso di avviare a sua volta il proprio percorso collaborativo per tale motivo.

Rinascita Scott. Gratteri shock in aula: “Perito del Tribunale al bar con un imputato agli arresti domiciliari”

Rinascita Scott. Staiano vs Mantella, secondo round: nervi tesi, atti e richieste nuove


Le questioni poste da Contestabile hanno così interessato numerosi episodi e circostanze. Come accaduto con l'avvocato Staiano pochi minuti prima, l'obiettivo è stato quello di minare alla credibilità dell'ex boss di Vibo partendo da fatti e atti, da documenti e circostanze non conciliabili con quanto racconta Mantella: prima di tutto sulla presunta estorsione per i lavori al palazzetto dello sport e della Tangenziale Est. Su quest’ultimo appalto Mantella aveva riferito di essersi arricchito per gli sbancamenti dell’area ma di non averli mai quantificati.

Le domande di Contestabile si sono concentrate sulla situazione patrimoniale di Mantella, sul suo tenore di vita e sulle spese effettuate negli anni per dimostrare che la storia di non avere denaro al momento della collaborazione non potesse reggere. E' inattendibile. Il pentito ha dunque detto di aver comprato, tra il 2002 e il 2004, un appartamento dal costruttore di Vena di Ionadi, Gaetano Staropoli, il cui costo "si aggirava intorno ai 50mila euro anche se non ricordo le modalità di pagamento, di certo non in contanti. Staropoli era strozzato da Giovanni Mancuso e quindi gli servivano quei soldi per rifiatare"; la vendita sarebbe avvenuta durante un viaggio a Reggio per vedere la partita della Reggina in Serie A, quando il pentito ne parlò con Francesco Patania, figlio di Francesco Michelino Patania: "Ma poi mi pentìì di quell’affare perché era un appartamento interno e quindi dissi a Staropoli di ridarmi i soldi. Soldi, che alla fine ammontavano a circa 115mila euro che impiegai – racconta il teste – per far fronte alle spese processuali".

Banner


Il manoscritto del collaboratore di giustizia. C'è un altro tema che l'esame di Contestabile va a toccare: il famoso manoscritto del pentito Andrea Mantella.

Banner

"Gli appunti sono stati scritti solo da lei?", chiede l’avvocato; "ovviamente" risponde il pentito. L'avvocato fa notare come al foglio 21 il collaboratore parli di una somma da 70mila euro che gli spettava dal clan Lo Bianco e per ottenerli, una volta incontra Nicola Manco per chiedere conto di quei soldi.

Il foglio, fa notare Contestabile, termina in modo incompleto, con le seguenti parole di Mantella: “Volevo uccidere Carmelo Lo Bianco e Enzo Barba e quindi mi attivai tramite Morelli per far seguire gli…”. Una parte che non è stata fotocopiata. Sul punto Mantella ha chiarito che le persone da seguire erano proprio i due suoi obiettivi, aggiungendo di aver chiesto "a Michele Fiorillo, alias “Zarrillo”, di ucciderli", con quest’ultimo che «a sua volta aveva avanzato la stessa richiesta nei confronti del commerciante Morelli, quello del Mulino sito sulla strada a Piscopio. Alla fine cambiai obiettivi anche perché mi avevano detto che i 70mila euro erano stati spesi per l’operazione Goodfellas e quindi mi misi l’animo in pace». 


 

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner