di STEFANIA PAPALEO
Potrebbe avere scelto di vivere ai margini della società. Lontano da quel mondo che lo avrebbe tanto deluso da indurlo a sparire nel nulla. Quel senzatetto che una donna avrebbe avvistato nei pressi della Torre di Cerrano, a Pineto, piccolo centro della provincia di Pescara, in Abruzzo, potrebbe essere proprio lui, Massimo Torregrossa, l'ex sacerdote di Catanzaro di cui dal 13 agosto del 2019 non si hanno più notizie. Armando Torregrossa, il padre di Massimo, ci spera. Nel volto dell'uomo immortalato mentre spinge un carretto pieno di sacchetti, vicino a un supermercato, gli sembra di riconoscerne i tratti. Così le speranze di tutti si riaccendono, nonostante la battaglia legale portata avanti per dimostrare un'eventuale istigazione al suicidio se proprio si dovesse ipotizzare il peggio.
Ma andiamo con ordine. La storia di Massimo Torregrossa parte da lontano, da Aversa, in provincia di Caserta. Con addosso l’abito da religioso della Congregazione “Oblati di Maria immacolata”, l'uomo, dopo aver portato la sua opera missionaria nei Paesi di tutto il mondo, viene assegnato alla sede di Catanzaro durante l’Episcopato di monsignor Antonio Cantisani. Ed è qui, nel capoluogo calabrese, che Massimo scopre il vero amore, non quello per la chiesa, ma quello per Katia, all'epoca ancora studentessa di Medicina, per la quale si spoglia e trova lavoro come impiegato negli uffici amministrativi di Fondazione Betania. Massimo inizia la sua vita di coppia e sembra felice. I giorni trascorrono sereni, fino a quando qualcosa nella coppa si incrina. Crisi matrimoniale? Di fatto, Massimo non è più lo stesso. Appare nervoso a familiari e amici e tutti capiscono che qualcosa nella sua vita privata non funziona più. Così arriviamo alla fatidica mattina del 13 agosto 2019. “Non sto bene, non vengo al lavoro oggi”, scrive ai colleghi che lo aspettano a Fondazione Betania. Poi, il nulla. La sua auto, un'Alfa Romeo 147, viene ritrovata nel piazzale del Benny hotel, ma solo nel momento di avviare le ricerche alla luce della segnalazione di scomparsa presentata dalla moglie ben 8 giorni dopo, peraltro ipotizzando un allontanamento volontario. Le ricerche, tuttavia, risultano vane, anche quando raggiungono vari Monasteri dove si pensa che Massimo possa essersi rifugiato. A non credere all'allontanamento volontario è il padre di Massimo, che alla fine ottiene dalla Procura della Repubblica di Catanzaro l'apertura di un fascicolo per istigazione al suicidio. Salvo, nel 2022, giungere a una richiesta di archiviazione che, però, viene rigettata dal gip Antonella De Simone, con restituzione degli atti in Procura affinché vengano eseguite ulteriori indagini "nel senso che occorre procedere - scriveva il gip - all’escussione del denunciante Armando Torregrossa al fine di meglio chiarire le circostanze riferite in denuncia, della moglie, al fine di lumeggiare gli eventi risalenti ai suoi ultimi contatti con Torregrossa Massimo, nonché di altro soggetto che risulti, all’esito dell’audizione delle indicate fonti dichiarative, avere avuto contatti con Torregrossa Massimo prima della sua scomparsa”.
L'epilogo delle nuove indagini non si conoscono. Ma a questo punto l'avvistamento del senzatetto potrebbe ribaltare ogni certezza e fare sperare in una svolta positiva nella drammatica vicenda, grazie anche all’associazione Penelope che, attraverso l’avvocato Paola Paparo, non ha mai smesso di cercare la verità.
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