di TERESA ALOI
Non c'è il sole a Diamante. Nonostante il calendario segni primavera inoltrata, il cielo è nuvoloso e scende anche qualche goccia di pioggia. E non potrebbe essere altrimenti. Tra qualche ora la cittadina posta al centro della Riviera dei Cedri accoglierà la sua Serena, la ricercatrice 27enne, tra le 14 vittime della tragedia della funivia del Mottarone. Lo farà a braccia aperte e con le lacrime negli occhi, con un dolore infinito, cupo, sordo.
La città è muta. Silenziosa. Saracinesche abbassate - oggi è stato proclamato lutto cittadino. Per strada non c'è quasi nessuno. Solo silenzio, un silenzio dignitoso. Perché nessuno troverà mai le parole per dire addio a una giovane vita spezzata. Perché per una tragedia non ci sono spiegazioni. Basterà solo stare accanto alla mamma, al padre, alle sorelle gemelle, al fratello quando alle 16 nella Chiesa Gesù Buon Pastore di Diamante, la comunità le tributerà l'ultimo saluto. In un unico un abbraccio senza fine. Quello più doloroso.
Quello stesso abbraccio che ha legato Serena al suo compagno Hesam Shahisavandi, 33 anni, in quegli interminabili ultimi secondi di vita insieme. A noi, anche ora, piace immaginarli così. Stretti l'uno all'altro. Sorridenti e con quella voglia immensa di vivere.
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