Vino e prosciutti per ottemperare ai doveri

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La conferenza stampa dell'operazione "Malapianta"
  30 maggio 2019 15:40

di Teresa Aloi

Non c’era festa che non veniva “santificata”.  Casse di vino e prosciutti che, ogni anno, venivano fatte recapitare a chi di dovere.  Il  Natale era alle porte  e  Alfonso Mannolo inizia a predisporre le modalità con le quali far arrivare nelle case le regalie. Ai “doveri”, all’interno delle cosche,  viene dato un valore simbolico elevato. Tanto che   Mannolo richiede esplicitamente ai figli di occuparsene in prima persona.   “Lo scambio vicendevole di regalie, nel contesto mafioso in esame, è sicuramente un gesto dall’enorme valore simbolico”. Ne sono convinti gli investigatori e lo scrivono a chiare lettere in una passaggio della corposa ordinanza scaturita dall’inchiesta “Malapianta”  (leggi la notizia) che ha portato  circa 250 finanzieri della Guardia di Finanza di Crotone  e di altri reparti delle Fiamme Gialle calabresi in concorso con lo Scico ad eseguire 35 provvedimenti di fermo e un sequestro di beni milionario.   “Lo scambio di cosiddetti “doveri”- scrivono -  avviene tra figure preminenti del panorama criminale locale. L’ossequio o il dovere è riconosciuto ad un alleato”. E così quelle intercettazioni che proprio alla luce di ciò assumono   valenza probatoria di enorme rilevanza delineano l’ambito di alleanze in essere tra le cosche  che operano  a Cirò, Papanice, San Leonardo di Cutro, Cutro, Mesoraca e Petilia. L’importanza di ossequiare personalmente i referenti delle altre fazioni criminali, veniva messa in risalto da Alfonso Mannolo. Nei  dialoghi,   “Dante Mannolo sosteneva che anche “loro” - riferendosi agli intranei alla propria famiglia - se il padre concordava, avrebbero potuto regalare vino, in quanto ne avevano nella propria disponibilità oltre 100 cartoni.   Alfonso Mannolo, utilizzando, per l’ennesima volta, riferendosi alla “località”, affermava ironicamente a Cirò che fai gli regali vino?? , in considerazione della forte vocazione territoriale del comune di Cirò nella produzione di vini e, quindi, della inopportunità effettuare tale tipologia di regalo”. E così Dante  Mannolo concordava con il padre, affermando che a Cirò non era il caso di regalare vino, proponendo l’invio di prosciutti .  E continuava, affermando che già l’indomani avrebbe potuto inviare tale Francesco  alla “montagna ” (terminologia utilizzata per indicare le località, geograficamente più interne, di Mesoraca e Petilia Policastro). Ma per Alfonso Mannolo     non si poteva inviare un terzo soggetto, evidenziando che talune faccende andassero disbrigate personalmente.  

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