Femminicidio a Pietragrande. Sergio Giana al gip: "Sono dispiaciuto". Tornò due volte a ripulire il corpo di Loredana

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Sergio Giana
  26 novembre 2020 18:30

di TERESA ALOI

Tranquillo. Calmo. Così come del resto era apparso ai carabinieri che lo avevano interrogato a poche ore dal femminicidio di Loredana Scalone, la 51enne uccisa a coltellate, lunedì pomeriggio  e gettata giù dalla terrazza della scogliera di Pietragrande a Stalettì.

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Ma in più è dispiaciuto, Sergio Giana, il 36enne di Badolato che si è autoaccusato dell'omicidio della donna originaria di Girifalco e da qualche tempo residente a Stalettì. Stamattina  e oggi pomeriggio è apparso davanti al giudice per le indagini preliminari, Antonio Battaglia, per l'interrogatorio di garanzia. (Il gip si è riservato e la decisione è stata  rinviata alle prossime ore). Due momenti diversi: stamattina in video conferenza e oggi pomeriggio in presenza, a causa di alcuni problemi tecnici di connessione. 

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Un racconto di due ore, complessivamente. Due ore, durante le quali Giana, assistito dal suo avvocato Pasquale Romeo, ha di fatto confermato la versione consegnata agli investigatori al momento dell'arresto.

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Non ha aggiunto nulla di nuovo, ha risposto a tutto e senza alcun tentennamento.  Con la mente è tornato a quel lunedì pomeriggio. Ha "rivisto" Caminia dove, arrivato in autobus da Badolato, era andato a prendere Loredana Scalone che aveva appena finito di prestare servizio - la donna era collaboratrice domestica -  in una casa privata .

Aveva chiesto lei, un confronto. In un messaggio, ha ricordato Giana, gli aveva chiesto un incontro per chiarire alcuni aspetti della loro storia d'amore. Una storia d'amore che andava avanti da qualche tempo e che li aveva visti  conviventi per un breve lasso di tempo. Poi lui era tornato sui suoi passi ed era rientrato  a casa dalla moglie. Ma lei, secondo il  racconto dell'indagato, non lo avrebbe accettato. Il resto della "storia" parla di un litigio, di un coltello che Loredana Scaglione avrebbe tirato fuori dalla borsa. Di un corpo martoriato e gettato giù tra le rocce. 

Un corpo "mortificato". "Offeso". A tal punto che Sergio Giana si era dispiaciuto, tanto da tornare in due momenti successivi sulla scena del delitto per ripulirlo.  Si dispiaceva di vederlo sporco, così avrebbe raccontato al gip.  Dispiaciuto per come sono andate le cose, racconta adesso. 

E infatti Giana lì ci torna. Una prima e una seconda volta. Armato di una busta, di spazzole e detergenti. I suoi movimenti saranno registrati dalle telecamere posizionate all'ingresso della Scogliera di Pietragrande. Esce ed entra, lunedì pomeriggio e sera, ma anche martedì pomeriggio, fino a quando andrà via definitivamente dalla spiaggia verso Montepaone.

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