Femminicidio Pietragrande, chiesta riapertura delle indagini per individuare complici

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I legali della famiglia Scalone chiedono di fare luce su eventuali complici dell'assassino che uccise Loredana con ventotto coltellate

  19 gennaio 2023 13:35

Hanno chiesto la riapertura delle indagini “al fine di consentire i dovuti approfondimenti investigativi, necessari a fare piena luce su un delitto che allo stato attuale, nonostante un imputato reo confesso, presenta molti lati oscuri e soprattutto risulta ancora privo di un movente certo”.

Il delitto è quello di Loredana Scalone, 51 anni, la donna originaria di Girifalco ma residente a Stalettì, piccolo centro della provincia di Catanzaro, ucisa il 24 novembre del 2020  il cui cadavere è stato ritrovato  dai carabinieri della Compagnia di Soverato presso la Discoteca “La Scogliera di Pietragrande

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Ora,  i legali dei familiari della famiglia, Arturo Bova e   Antonio Ricupero, hanno chiesto la riapertura delle indagini sul caso per “ accertare il coinvolgimento di eventuali complici” dell’omicida, il 37enne Sergio Giana, ex amante della donna, reo confesso del delitto e al momento imputato nel processo in corso in Corte d’assise. 

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Secondo l’ipotesi accusatoria del pubblico Ministero, Sergio Giana avrebbe concordato con la vittima, un appuntamento al quale si sarebbe presentato già munito di un coltello. Dopo averla accompagnata nella casa di due coniugi a Caminia, dove la vittima lavorava come  collaboratrice domestica, avrebbe atteso che la donna terminasse la sua giornata lavorativa per poi recarsi con lei presso la Scogliera di Pietragrande. Dopo aver consumato un rapporto sessuale, l'uomo  avrebbe inflitto alla vittima ventotto coltellate sul collo, in testa, sul torace e sul dorso, tentando di strangolarla; infine l'avrebbe sbattuta, contro gli spuntoni di roccia delle pareti della scogliera, per poi gettare il cadavere in un dirupo. Una serie di colpi, che non hanno lasciato via di scampo alla 52enne. Dopo l’omicidio l’assassino sarebbe tornato più volte, anche il giorno seguente, sul luogo del delitto, al fine di occultare il cadavere e ripulire la scena del crimine.

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Gli avvocati Arturo Bova e Antonio Ricupero, legali dei familiari della Scalone costituitisi parti civili nel processo,  proprio per quanto emerso nel corso del procedimento, hanno incaricato  un consulente criminologo per  approfondire alcuni aspetti della vicenda giudiziaria che per loro presenterebbe  ancora molti lati oscuri.

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Dalla relazione redatta da Giuseppe Truglia, criminologo investigativo forense, sulla base degli elementi acquisiti ed analizzati, emergerebbero gravi indizi sul coinvolgimento di almeno altri due soggetti che avrebbero aiutato l’Imputato Giana Sergio nell’organizzazione dell’omicidio e nell’occultamento del cadavere di Scalone Loredana.

I difensori della famiglia della vittima evidenziano come, già all’epoca dei fatti, i carabinieri della Compagnia di Soverato che hanno condotto le indagini avevano sottoposto al vaglio del Pubblico Ministero titolare del caso una serie di elementi fortemente indiziari circa il coinvolgimento di terze persone nell’omicidio di  Loredana Scalone. 

Il sostituto procuratore  titolare delle indagini,   nell’aprile dl 2021 aveva iscritto  una terza persona, sospettata di favoreggiamento, nel registro degli indagati ma   nonostante la preziosa attività investigativa della P.G. che aveva consegnato un compendio probatorio granitico, appena una settimana dopo, precisamente il 14 aprile 2021, il magistrato ordinava la separazione del procedimento a carico del nuovo indagato per il quale, nei giorni scorsi, a seguito di espressa richiesta dell’avvocato Arturo Bova, si apprendeva che, il 12aprile 2022, veniva disposta l’archiviazione, senza che, tuttavia, ne fosse data comunicazione alle parti offese.

Secondo i legali della famiglia, in base a quanto evidenziato nel corso delle indagini preliminari dagli investigatori dell’Arma, e di quanto sta emergendo nel corso del dibattimento innanzi alla Corte d’Assise, nonché alla luce degli elementi valorizzati nella relazione di  Truglia,  " appare evidente che il P.M. titolare delle indagini non abbia tenuto in debito conto la portata e l’efficacia probatoria delle acquisizioni investigative che dimostravano già in sede di indagini preliminari il coinvolgimento di almeno una terza persona nell’omicidio e nell’occultamento del cadavere di Scalone Loredana".

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