di ERMINIA SCALERCIO*
Una giornata intensa, ricca di emozioni e sentimenti contrastanti oggi alla Snaily… 200 giorni sono trascorsi da quando in una giornata qualunque di attività nell’Asilo nido, mentre gli alunni della scuola dell’infanzia preparavano i lavoretti e quelli della primaria i testi per celebrare la festa del papà, una parole forte come un boato è rimbombata nelle nostre orecchie “ lockdown”. Nessuno di noi al di là della traduzione sapeva e avrebbe mai immaginato che da lì a poco si sarebbe ritrovato nel mezzo di un blocco, di essere isolato da tutto per essere protetto, di vivere l’esperienza di una Pandemia globale.
Mai il nostro paese di era fermato, mai erano state chiuse le scuole nemmeno durante la seconda guerra mondiale o durante l’epidemia di colera nel 1973, che vide il Sud Italia deriso e sbeffeggiato, in cui la scuola iniziò in ritardo.
Non è stato facile accettare e comprendere di essere invincibili, indistruttibili, ci sentivamo tutti un po’ Highlander, Immortali, eppure ci siamo dovuti fermare, costretti a fare i conti con il nostro Ego e mettere in discussione gli stessi concetti di vita, famiglia, valori, educazione, istruzione.
Ad un tratto tutti i “Maestri e Professori di Vita”, che fino ad allora avevano vissuto quotidianamente di “Parole” per e nel mondo della scuola, i super gettonati gruppi whatsapp genitori, chat di classe, riunioni davanti ai cancelli etc, che tanto avevano da dire sulla scuola e sui tanto bistrattati “docenti”, si sono ritrovati “silenziati” da una interrogazione a sorpresa! Tutti sottoposti ad un esame senza precedenti. Chiunque nella nazione abbia avuto figli in età scolare si è ritrovato a fare in prima persona quello che nessuno era mai stato in grado fare “essere un docente all’altezza dei loro figli”.
Lo staff di eccezione della Snaily in meno di 24 ore ha attivato le classi virtuali e le videoconferenze prima per la scuola primaria e infanzia ed immediatamente dopo per la sezione primavera ed asilo nido. Era chiaro che la situazione non poteva essere di facile soluzione, come in effetti è a tutt’oggi, ma era necessario mantenere viva non solo la didattica delle discipline i cui contenuti sono alla portata di tutti, ma soprattutto quei legami educativi a distanza senza i quali la scuola avrebbe smesso di avere il ruolo per cui è preposta “un ambiente educativo di apprendimento”.
I nostri modi di concepire lo spazio ed il tempo sono stati totalmente stravolti dal Coronavirus, i nostri orologi si sono fermati, lo scorrere delle ore scandite dal suono della campanella che ricordava ai prof. ed agli alunni che era arrivato il momento di cambiare o di andare si è trasformato; la frenesia ha ceduto il passo alla lentezza, il pieno è diventato vuoto, l’apparire ha dovuto fare i conti con l’essere. I più felici di tutti inizialmente sono stati i bambini finalmente hanno avuto modo di vivere soli con mamma e papà senza interferenze e senza desiderare le “Tagliatelle di nonna Pina”, finalmente liberi di annoiarsi.
I nostri bambini ai tempi del Covid 19, sono diventati tanti piccoli “Emilio”, il protagonista del romanzo pedagogico di Rousseau, per essere educato in modo naturale viene allontanato dalla società e dai suoi influssi negativi e portato lontano dalla città, in campagna, dove è più continuo il rapporto con l’ambiente naturale. Ma neanche questa volta il vivere secondo natura ha funzionato!
Sono stati proprio gli stessi bambini a richiedermi con forza la loro scuola, i loro compagni, in una di riappropriarsi della loro vita. I bambini hanno bisogno dell’ “I care”, non di cure in termine medico, ma di qualcuno che si prenda “cura di loro”. Non più tardi del mese di maggio un piccolo alunno di classe prima mi ha chiamata disperato dicendomi queste testuali parole: “Maestra per favore apri la scuola, basta computer…..voglio i miei amici e le mie maestre”.
Una vibrazione ha pervaso il mio essere nell’assoluta consapevolezza di essere “troppo piccola” per fronteggiare ad una grande richiesta di una voce solista cui riecheggiava tutta la schiera di bambini desiderosi di ritornare. Abbiamo lavorato tanto in mesi, abbiamo studiato, ci siamo preparati al meglio adeguando anche spazi e struttura per questo grande giorno, che sembrava non dovesse arrivare più. Non abbiamo lasciato spazio all’improvvisazione nella consapevolezza di garantire sicurezza e qualità ai nostri bambini ed anche al personale. La sfida la abbiamo accolta, non è stato facile adeguarsi a nuove modalità di lavoro, accoglienza, triage, distanziamento, mascherine, etc… ma noi adulti abbiamo l’obbligo di garantire il diritto allo studio di tutti i bambini e soprattutto di garantire il loro sereno sviluppo psico-fisico.
La nostra Scuola non a caso si chiama Snaily (lumachina) Rousseau diceva “bisogna perdere tempo per guadagnarne” , l’auspicio è che questo tempo apparentemente perso a causa di “Coronello, il virus monello” sia servito comunque a favorire i processi di sviluppo e crescita dei nostri bambini, seppur da angolature diverse; la Snaily International Cambridge School è una scuola all’avanguardia, al passo con i tempi, che muovendo dalla promozione delle sette intelligenze di Gardner rende significativo ogni apprendimento attraverso la “lentezza” per sviluppare le capacità di tutti attraverso quello che si sta facendo, andando fino in fondo scoprendone i significati e inventandone nuovi.
*Snaily Taverna di Montalto Uffugo - Cosenza
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